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Eternamente spaccone: il ritorno di Mihajlovic

Il tecnico del Milan torna sul luogo del fallimento. Poi ha fatto carriera e ora cerca vendetta

Redazione VN

E' un tipo deciso, Sinisa - scrive La Repubblica -. «Sono convinto che arriveremo in Champions» disse il giorno della sua presentazione a Firenze. La Fiorentina, per buona parte della stagione anche ultima, chiuse al nono posto. E non gli andò meglio qualche settimana dopo. «La domanda giusta non è se vinciamo – spiegò alla vigilia della trasferta di Lecce – ma quanto vinciamo».

Ovviamente vinse il Lecce 1-0, gol di Di Michele. Dura la vita a Firenze per Mihajlovic, uno che aveva eccitato l’orgoglio della gente per quel suo modo di fare deciso, autentico, spavaldo. Sempre sicuro di sé, elegante, nessun compromesso. Come il giorno in cui mandò comunque in campo la squadra nonostante sul centro sportivo di Moena grandinasse. «Non sono mica di zucchero, non si sciolgono».

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Non era uno che si tirava indietro. Affrontava tutto di petto. Polemiche, critiche, incertezze. Anche con i giornalisti il suo rapporto è stato controverso. C’era chi lo amava alla follia e chi criticava quella sua spavalderia senza concretezza. Gli rubarono anche gli occhiali da sole lasciati in sala stampa dopo una conferenza. La società fece un appello (“per motivi affettivi”) e un paio di giorni dopo gli occhiali furono restituiti. Dettagli di un rapporto mai nato, di un tecnico rimasto prigioniero di se stesso.

Fino all’esonero, a novembre 2011, dopo una sconfitta a Verona contro il Chievo. Al rientro della squadra un gruppetto di tifosi chiese chiarimenti al tecnico, e lui con la solita sicurezza affrontò l’ennesima contestazione. Il giorno dopo la Fiorentina fu affidata a Delio Rossi. Così la carriera di Sinisa prese altre strade, fino ad arrivare al Milan. Rileggendo le dichiarazioni di questi giorni c’è molto del Mihajlovic fiorentino. Stessa convinzione, stessa determinazione, stessi obiettivi ambiziosi. Una bella sfida. Difficile.