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Era l’anno di Socrates: birre, politica e due clan

Lo scrittore Downie in città per una biografia sul Dottore. I ricordi degli ex compagni: schiacciato dallo spogliatoio

Redazione VN

I colpi di tacco, i tocchi di prima ma anche i fiumi di birra, le sigarette, la politica e la «democrazia corinthiana». A distanza di quattro anni dalla morte, il dottor Socrates continua a far parlare di sé. E incuriosisce ancora il suo periodo fiorentino: centrocampista sopraffino, di scuola brasiliana, giocò con la maglia viola nella stagione ‘84-85, senza entusiasmare ma attirando l’attenzione per il suo anticonformismo e le sue idee politiche.

La settimana scorsa è arrivato a Firenze Andrew Downie, scrittore scozzese trasferitosi in Brasile da sedici anni (ha fatto il corrispondente anche dal Messico e da Haiti per il New York Times e il Financial Times ) che sta scrivendo una biografia su Socrates. Così è andato a caccia di tutti i segreti del Magrao (veniva chiamato così per il suo fisico asciuttissimo). Figura complessa, amante del calcio come puro divertimento, Socrates in Italia non si ambientò mai anche per le rigide regole imposte, più che dal club viola, dal professionismo. Downie ha raccolto i ricordi di chi ha giocato con lui e di chi ha seguito passo dopo passo la sua esperienza fiorentina. E ne ha disegnato un proffilo abbastanza preciso, quello cioè di un giocatore che oltre alle difficoltà di adattamento pagò anche la divisione dello spogliatoio della Fiorentina in due gruppi contrapposti (da una parte Eraldo Pecci e dall’altra Daniel Passarella).

Downie ha fatto anche alcune ricerche d’archivio per verificare il risalto che venne dato dai media all’arrivo di Socrates, notando che dall’euforia iniziale si passò pian piano alla diffidenza e alla delusione. Ma sul dottore l’attenzione resta sempre alta anche per i concetti che esprimeva e per i suoi messaggi politici (di sinistra) che trasmetteva. È oramai una pagina di storia cittadina la sera in cui fu invitato a parlare al Circolo Vie Nuove, in zona Gavinana, per rispondere alle domande dei militanti su temi di politica internazionale. Socrates era anche questo: lontano dal prototipo del classico calciatore e poco incline alle restrizioni in vista della partita della domenica.

Non poteva per esempio mai rinunciare alla sua «cerveja» e in molti in effetti hanno raccontato a Downie come Socrates spesso, a fine allenamento, caricasse in macchina alcune casse di birra. Ma c’è soprattutto un aneddoto di Stefano Carobbi, compagno di squadra del dottore, a spiegare bene il personaggio: «Stavamo per iniziare la preparazione precampionato ed erano i giorni degli esami medici. A pochi minuti dal suo test cardiopolmonare Socrates stava fumando una sigaretta dietro l’altra. I nostri medici erano preoccupati e arrabbiati e gli chiesero: ‘Ma come ti viene in mente?’. Socrates non fece una piega e rispose: ‘Calma, sto riscaldando i polmoni….’». A trent’anni di distanza resta comunque un velo di tristezza per l’epilogo della sua esperienza italiana: un personaggio così carismatico non riuscì mai a trovare una sua dimensione a Firenze.

Corriere Fiorentino