L'ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici ripercorre a distanza di 10 anni le ore e i giorni della rinascita della Fiorentina dopo il fallimento della gestione Cecchi Gori. Queste le sue parole rilasciate al Corriere Fiorentino:
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Domenici 10 anni dopo: “Grande soddisfazione personale”
“Preziosi mi coprì di insulti come nessun altro in vita mia”
Domani è il 2 agosto. Che significato ha per lei questa data?
«Mi regala una sensazione di grande soddisfazione sia personale che per la città e il calcio fiorentino. Nel 2002 riuscimmo a venire fuori da una situazione molto difficile: c'era il rischio concreto che Firenze fosse cancellata almeno per un anno dal calcio italiano. Ma quell'operazione ha creato anche un precedente. Solo dopo la Fiorentina la Figc arrivò a formalizzare il fatto che in caso di fallimento di una società, il titolo sportivo andava rimesso nelle mani del Comune. Si riconobbe che una società di calcio è un patrimonio della città».
Fu una corsa contro il tempo...
«Mesi travagliatissimi, penosi, in realtà il mio coinvolgimento come sindaco iniziò prima, con la fase finale della gestione Cecchi Gori. Si chiedeva il mio intervento, fu la fase più faticosa ma anche più proficua della mia esperienza».
E siamo all'arrivo di Della Valle. In lizza c'era anche Preziosi?
«È vero fu vicino anche lui alla Fiorentina. Mi trovai costretto a fare una sorta di asta pubblica, ma non avevo molto tempo. Era rimasta una cordata di imprenditori toscani che però non aveva la disponibilità degli altri, poi Della Valle e appunto Preziosi. Avevo davanti il fine settimana per chiudere. Al sabato fissai con con Della Valle, l'avrei raggiunto a Cannes mentre Giani, anche per depistare i giornalisti, sarebbe partito per Roma a depositare le carte della nuova società. Con Preziosi, anche se non mi piaceva, avevo fissato un apuntamento a Roma per la domenica. L'incontro con Diego fu un vero e proprio blitz e fu decisivo. Quindi chiamai Preziosi per disdire».
E quale fu la reazione?
«Mi coprì di insulti come nessuno ha mai fatto in vita mia. A quel punto ebbi la certezza di aver fatto la scelta giusta».
Torniamo a Della Valle. C'è chi dice che fu sponsorizzato da D'Alema...
«Approfitto per sfatare questa storia. Di Della Valle mi aveva parlato molto prima Massimo Moratti. Visto che lo avevo conosciuto, lo chiamai per chiedere un consiglio e mi disse di provare con Diego. In realtà fu lo stesso Della Valle a chiamarmi. Una mattina arrivai in Comune e trovai due appunti: mi aveva cercato Ddv e anche D'Alema. Richiamai prima Massimo che mi disse soltanto che lo aveva cercato Della Valle per chiedere informazioni su di me visto che non mi conosceva. Poco dopo arrivò la telefonata di Diego».
Quindi il campionato di C2 e lo stadio pieno. Che momento è stato per lei come sindaco?
«Bellissimo. Quel Franchi era la dimostrazione che il cuore viola è enorme».
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Oggi tra Firenze e i Della Valle ci sono incomprensioni. Che cosa si sente di dire ai tifosi?
«Io ora parlo da "militante", da iscritto al viola club di Bruxelles dove vedo le partite. Dico solo che è giusto che i tifosi facciano sentire la propria voce, la scorsa stagione lo avrei fatto anche io. Però bisogna starte attenti perché mettere in discussione un rapporto come quello che si è costruito con i Della Valle è rischioso».
Quel'è il giocatore a cui è più affezionato di questa Fiorentina?
«C'è un solo nome per me: Cristian Riganò. Non era un campione, ma è stato un grande. Un ragazzo che aveva fatto il muratore e che ha realizzato il suo sogno. Una bella storia che è servita anche alla Fiorentina. Gli voglio bene».
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Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino
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