Alessandro Diamanti non è solo il capitano del Bologna, ma ne è il termometro. Quando vola lui il sole splende sulla squadra di Pioli. Quando invece Alino gira a vuoto, abulico e incostante, il destino dei rossoblù è segnato. È sempre stato così in questi anni. Una costante. In estate sembrava che il destino del ragazzo di Prato fosse scritto e il passaggio alla Juventus solo questione di tempo. E invece Diamanti ha scelto la linea della continuità. Per giocare sempre e non perdere l'azzurro. Due gli obiettivi messi nel mirino all'inizio della stagione: la salvezza del Bologna e il Mondiale in Brasile con la nazionale. Diamanti è in corsa per l'uno e per l'altro, ma entrambi, con il passare dei mesi, sono diventati meno scontati e più nebulosi. Il secondo, probabilmente, è legato al primo.
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Diamanti, fantasia all’antica
Alessandro Diamanti non è solo il capitano del Bologna, ma ne è il termometro. Quando vola lui il sole splende sulla squadra di Pioli. Quando invece Alino gira a vuoto, …
Ma il Bologna oggi, a quasi metà campionato, è sotto la linea di galleggiamento: penultimo con 12 punti, frutto di appena due vittorie, sei pareggi e sette sconfitte di cui quattro in trasferta. Per l'ex Pioli il derby dell'Appennino sarà decisivo: un passaggio a vuoto al Franchi potrebbe costargli la panchina o perlomeno metterlo nella condizione di non poter sbagliare la prossima, in casa con il Genoa. L'allenatore non trema, ma sa che per risollevare se stesso e il suo gruppo ha fortemente bisogno del talento di Alino, tre gol sino adesso, due su rigore. Ecco perché ha deciso di tornare all'antico, al 4-2-3-1 con cui ha cominciato la corsa a Napoli. Quattro sistemi di gioco sperimentati in cento giorni. Pioli non ha ancora trovato la quadratura del cerchio rossoblù. Ma sa come far male alla Fiorentina: linea mediana solida con Pazienza e Krhin (Perez, acciaccato, non è stato convocato) e tre guastatori per attaccare la difesa viola, l'anello debole di Montella. Kone (il cannoniere rossoblù con quattro reti), Laxalt a sinistra (una doppietta al Milan) e Diamanti al centro, nel cuore del gioco.
Pioli consegna al capitano le chiavi del Bologna. Sperando che voglia consumare la rivincita nello stadio che poteva essere suo. Il trequartista ha giocato nella Florentia viola, la prima Fiorentina dei Della Valle. Un'apparizione fugace e triste. Tre partite, zero gol. Due pneumotorace, uno dietro l'altro, hanno convinto l'allora d.s. Giovanni Galli a rimandarlo a Prato. L'esplosione a Livorno, la consacrazione a Brescia dopo un'esperienza al West Ham. Bologna è la sua dimensione, anche la sua casa, la maturità. Con Pioli ha fatto il salto di qualità. Trequartista mancino di grande talento, ha scacciato una naturale predisposizione all'indolenza, diventando un giocatore squadra. Un leader, un punto di riferimento. Spesso, come è successo di recente anche contro l'Inter, lo scopri a dettare l'ultimo passaggio e un minuto più tardi in pressing davanti alla propria difesa.
Pioli ora gli chiede di colpire al cuore la Fiorentina. L'idea del Bologna è semplice e condivisibile: attaccare per non essere attaccato. Esporre la penultima difesa del campionato al quarto attacco può essere un suicidio e allora meglio provare a ribaltare il fronte, a pungere Neto. Se la Viola ha un punto debole è la fase di non possesso, soprattutto in casa dove ha incassato dodici dei venti gol subiti sino adesso. Ecco perché Diamanti è prezioso, come e più del solito. Ripartenze, assist, calci da fermo. Repertorio completo. Davanti è probabile che l'allenatore scelga Cristaldo e non Bianchi perché più mobile e abile a dialogare con i centrocampisti chiamati ad inserirsi. La tattica è pronta. Ora serve lo spirito. «Ce la giocheremo senza paura», dice Pioli. E siamo certi che sarà così.
Corriere Fiorentino
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