A modo suo questa partita è un evento storico. La prima finale dei Della Valle e di Montella. Il più grande esodo di tifosi nella storia della Fiorentina. La visita da Papa Francesco. Anche la Fiorentina di Cecchi Gori era stata ricevuta in Vaticano, c’era Wojtyla. Quella è stata anche l’ultima Fiorentina che ha vinto un trofeo. Magari c’è un filo sottile che unisce le due squadre. Chissà. In ogni caso la sfida di oggi è un tuffo al cuore per la città, per la società e per un gruppo di giocatori che in questi due anni ha ribaltato il concetto di calcio. Emozione e adrenalina, novanta minuti che barcollano tra orgoglio e paure. Una finale dopo tredici anni. È passata una vita, e molti di quelli che saranno all’Olimpico stasera l’altra nemmeno se la ricordano. Gol di Nuno Gomes, e lì si è chiusa un’epoca. Poi c’è stato tutto il resto. Il fallimento, la C2, la risalita, la Champions e adesso la finale di Coppa Italia. Era uno degli obiettivi della società all’inizio dell’anno, gli altri due (zona Champions e finale di Europa League) si sono scoloriti nella maledizione di una stagione fatta di troppi infortuni.
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Della Valle e Montella, il brivido della prima volta
A modo suo questa partita è un evento storico. La prima finale dei Della Valle e di Montella. Il più grande esodo di tifosi nella storia della Fiorentina. La visita …
Montella fin qui ha fatto miracoli. E con lui un gruppo orfano di Rossi (da gennaio in poi) e Gomez, e ha zigzagato tra mille problemi. Ma stasera c’è la finale. la partita che può cambiare la stagione. Sì, ok, il bilancio finora è buono, però vincere è un’altra cosa. E vincere per la prima volta lo è ancora di più. Soprattutto per i Della Valle, che in questi dodici anni hanno investito quasi duecento milioni, però non hanno mai vinto niente. Hanno smontato qualche mito (Liverpool) e sfiorato grandi imprese (Bayern Monaco), ma la vittoria ha un altro sapore. È un brivido infinito, però loro non lo sanno. Vincere un campionato in C2 o in serie B non è la stessa cosa. Qui, stasera, la Fiorentina fa i conti con se stessa e con le sue ambizioni. L’ennesimo punto di svolta del progetto che i Della Valle hanno faticosamente rimesso in piedi dopo l’impennata dell’era Prandelli. Anche per questo la partita con il Napoli è una botta di entusiasmo.
Oltre questa sfida c’è un’idea di calcio vincente, uno sguardo su un futuro diverso, la conferma che si può fare bene anche tenendo d’occhio il bilancio. Certo, per diventare grandi serve altro, ma questo potrebbe essere il primo passo. (...)
C’è anche Andrea Della Valle con la squadra. Il presidente è andato dal Papa e poi si è infilato sul pullman che ha portato il gruppo all’Olimpico per l’ultimo allenamento. Era lì, sul campo, a guardare la sua Fiorentina. E a immaginarsi con quella coppa in mano. Eccitato come un ragazzino. Poche parole. «La squadra è carica, è bello essere qui. Emozionante ». Non si è staccato un attimo dalla Fiorentina, un’osmosi perfetta per respirare fino in fondo questo giorno speciale. «Io e lui in queste ore siamo stati sempre insieme, fianco a fianco — ha raccontato ancora Montella — . Mi sembra uno di quei marcatori asfissianti... Mi piacerebbe regalargli la Coppa Italia». Già, la Coppa Italia. L’ultima salita di questa stagione. Poi rimane solo il quarto posto da difendere. Ma questa è un’altra storia. Perché arrivare quarti vuol dire Europa League, mentre vincere stasera vuol dire portarsi via una coppa. La prima per i Della Valle. La più bella da mettere nella sala dei trofei. Lo spazio c’è.
la Repubblica
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