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Delio, il pugno «per caso» e l’appello respinto

Stavolta dovrà proprio rassegnarsi. Perché a respingere il suo appello e (anzi) a condannarlo a rifondere le corpose spese processuali è stata la corte d’Appello di Firenze. Lui, Delio Rossi, …

Redazione VN

Stavolta dovrà proprio rassegnarsi. Perché a respingere il suo appello e (anzi) a condannarlo a rifondere le corpose spese processuali è stata la corte d’Appello di Firenze. Lui, Delio Rossi, che non si era dato per vinto nonostante fosse diventato famoso (in Italia e all’estero) come l’allenatore dal pugno facile, e che assistito dal guru degli avvocati calcistici Mattia Grassani aveva fatto ricorso alla sentenza di primo grado, dovrà insomma farsene una ragione: quel licenziamento arrivato il 10 maggio 2012 per essersi «fisicamente scagliato contro uno dei suoi giocatori, Adem Ljajic», resta valido. E soprattutto la Fiorentina non dovrà così versare nel suo conto in banca l’anno e mezzo di stipendio che secondo il contratto avrebbe dovuto riconoscergli nel caso in cui si fosse trattato solo di un «esonero».

Causa vinta insomma, da parte del club viola assistito dall’avvocato Andrea Del Re, che proprio sulla differenza tra licenziamento ed esonero tecnico ha tenuto duro, così come su un’altra delle eccezioni sollevate da Rossi e cioé che secondo il contratto nazionale degli allenatori (peraltro scaduto al momento della stipula del contratto) il licenziamento sarebbe dovuto passare dal collegio arbitrale. Una circostanza che invece la corte d’Appello ha respinto seccamente, ribadendo invece come il gesto dell’allenatore debba essere considerato di «assoluta gravità soprattutto tenuto conto che l’episodio aveva ottenuto una risonanza negativa clamorosa per la squadra».

Ma non solo. Perché Delio Rossi aveva anche cercato di far passare l’episodio come un scivolone nel vero senso del termine. Già perché l’ex allenatore viola aveva affermato di essere «rovinato sopra il giovane calciatore per aver messo male un piede». Un pugno accidentale, insomma, una ricostruzione che la corte d’Appello ha ritenuto «per nulla rilevante posto che i filmati dimostrano inequivocabilmente il suo intento lesivo».

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino