Su La Gazzetta dello Sport troviamo un affresco della carriera di Davide Astori, spentosi ieri in modo tragico a Udine. «Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa», la voce di Luciano Ligabue, che spesso ascoltava nelle lunghe ore dei ritiri, descrive a pieno il momento. Nel 2001 il grande salto dal Ponte San Pietro al Milan: a 14 anni la grande porta del calcio si era spalancata, adesso toccava a lui farsi valere. Con tenacia e coraggio convinse gli esperti selezionatori rossoneri, Franco Baresi compreso. Studiava Nesta e Maldini, la gavetta tra Pizzighettone e Cremonese, quindi la Serie A con il Cagliari: esordio con Massimiliano Allegri in panchina, l'inizio di una nuova vita.
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Dal rossonero al viola passando per l’azzurro: Davide, il ragazzo tranquillo che studiava Nesta
«Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa», la voce di Luciano Ligabue, che spesso ascoltava nelle lunghe ore dei ritiri, descrive a pieno il momento
Anni belli e intensi, amicizie, sole e spiaggia, sei anni pieni di tutto, anche di un infortunio al perone nell'ottobre 2010. Nel marzo 2011 arriva la Nazionale, con Prandelli in panchina: il ct lo seguire e lo stimava. A giugno 2013, anno in cui conobbe Francesca, l'amore della sua vita, ecco il primo gol azzurro. Dal Cagliari alla Roma, quindi alla Fiorentina, in cui ci ha messo davvero poco per farsi apprezzare dai tifosi viola. Nel 2016 la nascita di Vittoria, l'estate successiva la fascia di capitano viola. Rappresentava, in campo e fuori, il nuovo corso gigliato. Ed è per questo che adesso il vuoto è enorme.
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