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Da Pizziolo ad Aquilani, la storia in violazzurro

Da Mario Pizziolo ad Alberto Aquilani è una bella storia bicolore, il viola e l’azzurro, anche se l’abbinamento è di questi tempi decisamente fuori moda in città. Dall’inizio della Coppa …

Redazione VN

Da Mario Pizziolo ad Alberto Aquilani è una bella storia bicolore, il viola e l’azzurro, anche se l’abbinamento è di questi tempi decisamente fuori moda in città. Dall’inizio della Coppa del Mondo che comincerà oggi sono 39 (fonte violanews.com ) i giocatori della Fiorentina che hanno avuto il merito e la fortuna di partecipare al più grande spettacolo calcistico, in scena ogni quattro anni.

Certo, i tempi sono molto cambiati da quando nel 1934 il futuro dottore commercialista Pizziolo rimase in campo proprio a Firenze contro la Spagna con i legamenti rotti e pregiudicandosi in pratica il proseguimento della carriera. Alla fine fu Campione del Mondo anche lui, ma appena due stagioni dopo fu costretto a dire basta e avrebbe certamente fatto parte della squadra che in Francia replicò il successo. Era un centrocampista fortissimo e morì in povertà, dopo una lunga malattia, nel 1990.

Ci vollero sedici anni e una terribile guerra nel mezzo prima di vedere ai Mondiali un giocatore viola, anzi due: Augusto Magli , buon attaccante, ma soprattutto Egisto Pandolfini , superbo incursore e poi creatore da dirigente della squadra ye-ye che arrivò allo scudetto. Fecero parte di una spedizione che a pensarci oggi ha dell’incredibile: tutti in Brasile, come oggi, ma in nave, per paura dell’aereo, dopo la tragedia del Grande Torino.

Viaggio lunghissimo, palloni persi dopo tre giorni di rotta, condizione atletica penosa e ritorno a casa tra la tristezza generale e, naturalmente, sempre via mare. Intanto stava nascendo la grande Fiorentina di Fulvio Bernardini ed è quasi naturale che in Svizzera nel 1954 ci vadano addirittura in cinque. In pratica c’è quasi tutta la difesa con Costagliol a , Magnini , Segato e Cervato , più l’eclettico Gratton , ma andò male anche quella volta e l’Italia non passò il primo turno.

La successiva edizione in Svezia è quella del grande rimpianto, perché i viola sono in pratica l’ossatura di una Nazionale che però non va, riuscendo nell’impresa di non qualificarsi per la fase finale e toccando così il punto più basso della storia calcistica del Paese. A Firenze arrivano grandi stranieri e giovani promettenti e non c’è troppo spazio per i sogni azzurri. Ecco così che per il Cile vengono convocati solo in due: i giovani Robotti e Albertosi , che sarà l’unico superstite viola anche a Londra nel 1966. C’era (purtroppo) lui in porta nella tristemente famosa gara contro la Corea del Nord e quando quattro anni più tardi diventerà uno degli eroi di Messico 1970 è già passato al Cagliari.

Per il Mondiale del riscatto azzurro il fiorentino d’adozione Valcareggi non fa sconti e concede il biglietto aereo solo al fedelissimo De Sisti e al compianto Ferrante , che farà da tappezzeria. Peggio ancora andrà in Germania nel 1974, ma obiettivamente, tranne forse Merlo , non c’erano giocatori meritevoli della maglia azzurra. O forse sì, ma bisognava avere molto coraggio per chiamare un ventenne che già incantava, Giancarlo Antognoni . È suo il posto per diritto naturale in Argentina ed è l’unico rappresentante di una Fiorentina piccola piccola, che però dal 1980 i Pontello renderanno per qualche anno fortissima. Ed infatti nelle notti magiche spagnole a festeggiare ci sono, oltre al capitano, anche Graziani , Massaro e Vierchwood , che però purtroppo è in partenza.

C’è pure la novità del primo straniero/viola ai Mondiali ed è Daniel Bertoni , mentre l’altro Daniel, che di cognome fa Passarella , sa già che dopo due mesi sarebbe arrivato a Firenze. Nel 1986 si va un’altra volta in Messico e ci sarebbero ancora Galli e Passarella, ma uno è stato venduto al Milan e l’altro all’Inter. Sono gli anni del disimpegno pontelliano, che si chiudono con la coda velenosa di Baggio , che gioca i Mondiali italiani ancora contrattualmente legato alla Fiorentina, ma pronto ad iniziare la nuova avventura a Torino. Insieme a lui provano inutilmente a fare strada Dunga e il lentissimo Kubik . In America nel 1994 è già tutto un altro mondo ed irrompe il ciclone Batistuta, che rappresenta la Fiorentina reduce dal campionato di B insieme al più che dimenticabile Effenberg , ormai a fine corsa.

Sono gli anni ruggenti di Cecchi Gori ed infatti nel 1998 Maldini si porta dietro Toldo e Cois e poi c’è sempre Bati . E ancora Oliveira col Belgio e l’incredibile Edmundo col Brasile, che gioca pure uno spezzone di finale. Nel 2002 la convocazione di Di Livio pare quasi un premio alla carriera, però il «soldatino» è in campo a sbraitare contro Byron Moreno, mentre Nuno Gomes fatica col Portogallo.

Il primo anno di Prandelli meriterebbe qualche riconoscimento in più ed invece Lippi nel 2006 porta con sé solo il capocannoniere Toni , che incrocia nella prima fase in Germania il compagno di squadra Ujfalusi e poi diventa Campione del Mondo. E siamo quasi ai giorni nostri, con Gilardino e Montolivo titolari inamovibili in Sudafrica, dove ritrovano anche il compassato Kroldrup e, incredibile davvero, anche Mario Bolatti , misteriosamente convocato da Maradona nell’Argentina. Adesso tocca ad Aquilani , che potrebbe incrociare Cuadrado negli ottavi. E chissà che questa sera Firenze non apra col botto: se per caso Rebic giocasse e facesse un scherzo al Brasile…

David Guetta - Corriere Fiorentino