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Da Nastasic a Salifu: la carica dei 101 (anni)

La carica dei centouno ha portato un buon risultato e ribaltato le gerarchie. Il numero è l’età complessiva dei cinque baby in campo contro l’Inter: gli Under 21 viola si …

Redazione VN

La carica dei centouno ha portato un buon risultato e ribaltato le gerarchie. Il numero è l'età complessiva dei cinque baby in campo contro l'Inter: gli Under 21 viola si muovono da grandi e aggirano la tensione, sono adolescenti infilati in tutti i reparti. Il più baby dei baby è Nastasic, che festeggia il compleanno con mamma e papà e poi duella con Milito: è un classe '93, pagato 3 milioni al Partizan Belgrado; mezza Europa, filtra dall'entourage, segue oggi con attenzione il bimbo-prodigio. Con un paio di gol distribuiti in ventidue presenze, Nastasic è la colonna della difesa e della nazionale under 21 serba, un paio di settimane fa ha riunito in un locale sul Lungarno i suoi genitori e quelli degli inseparabili amici Jovetic e Ljajic per la festa dei diciannove anni. L'altro giovanotto piazzato in retroguardia è Camporese, secondo campionato in A, altro nazionale, e altro riferimento su cui puntare per il futuro: lanciato da Sinisa e stoppato quando era in partenza da Rossi, che per farlo giocare, due giorni fa, ha tolto Gamberini, il capitano.

Il terzo è Salifu, junior del centrocampo di domenica scorsa; dinamismo alla Behrami a cui ha dato il cambio, ha toccato quota 11 presenze: è un '92 arrivato dal Vicenza. Non aggiungerà molto, ma per reggere la lotta contro l'Inter, Rossi ha preferito lui a Olivera, abituato a certe contese. Il connazionale Acosty, ghanese classe '91, è alla terza apparizione: è velocissimo e per una punta esterna è un ottimo inizio, sul resto c'è un po' da lavorare. Vale anche per Ljajic, 21enne con un profilo diversissimo: da 5 anni gioca in prima squadra 2 e mezzo con il Partizan, altre 2 e mezzo qui resta però inattivato lo scatto da promessa a giocatore di livello. Due giorni fa ha sparato su Julio Cesar il rigore della vittoria, poi è scappato dal prato con una mano sul cuore e l'altra che chiedeva scusa al tifo: se sbagliando s'impara, infilerà il prossimo. Tempo ce n'è.

Alessandra Gozzini - La Gazzetta dello Sport