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Cuadrado e quel “tormentone record” nella storia viola. I precedenti

L’affare Cuadrado ha ormai vinto per distacco assoluto e con vantaggio incolmabile il concorso «Un tormentone per l’estate (viola)» , trofeo a cui hanno partecipato nel corso degli anni alcuni …

Redazione VN

L’affare Cuadrado ha ormai vinto per distacco assoluto e con vantaggio incolmabile il concorso «Un tormentone per l’estate (viola)» , trofeo a cui hanno partecipato nel corso degli anni alcuni dei nomi più importanti del calcio nazionale ed internazionale. Giusto tre mesi fa si chiudeva il campionato della Fiorentina ed immediatamente partiva il dilemma sul colombiano: che fa, va o resta?

Ad oggi ancora non si sa, però sull’argomento si sono esibiti verbalmente più o meno tutti, ma non Cuadrado, di cui si conoscono i desideri solo per interposta persona. Nella speranza che non si debba arrivare ai fatidici cento giorni, e che quindi la vicenda si chiuda il prima possibile, converrà ricordare che già in passato Firenze si è consumata per qualcuno a volte più forte dello stesso Cuadrado, solo che il finale, gradito o meno, andava in scena molto più velocemente.

Con Antognoni (e diciamo Antognoni!), per esempio, era tutto più semplice. Negli anni Settanta si parlava sempre nelle ultime due, tre giornate di campionato di un suo inevitabile passaggio alla Juventus, poi arrivava il presidente Melloni e annunciava che per la stagione successiva il primo acquisto sarebbe stato guarda caso il capitano, che quindi rimaneva a dispetto di qualsiasi logica economica. Il primo vero tormentone si chiamò Roberto Baggio, che tutti avrebbero voluto trattenere e che venne dato in partenza per il Milan ad aprile 1990. Fu invece ceduto alla Juve il 19 maggio 1990, proprio il giorno successivo la vittoria Uefa juventina contro i viola tra mille polemiche e con una scelta di tempo molto discutibile. Alla fine comunque ci si interrogò «solo» per una quarantina di giorni, peraltro intensissimi.

Per l’immenso Batistuta ci fu una specie di romanzo a puntate, ma corte, che non usurarono. Per tre estati, dal 1997 al 1999, Batigol fece le bizze perché voleva l’aumento da Cecchi Gori, che, dopo una decina di giorni di schermaglie tra crisi nervose argentine e strepiti «lunari» (il braccio destro Luciano Luna era sempre per la sua cessione), tutto concedeva al Re Leone. Nel 2000 assistemmo ad auto-convocazioni dei tifosi ed appelli al bomber per scongiurare l’ormai inevitabile partenza, ma tutto durò appena un paio di settimane, al termine delle quali Batistuta fu dolorosamente venduto alla Roma per l’incredibile cifra di 70 miliardi di lire. E ancora a proposito di grandi attaccanti c’è da ricordare, con le dovute proporzioni, la doppia estate di Luca Toni. Un mese nel 2005 per strappare il sì al Palermo, una ventina di giorni un anno dopo per dire no all’Inter, con la presenza decisiva di Diego Della Valle, paracadutato per convincere Toni nella torrida estate di calciopoli nella sauna di San Piero a Sieve. Più o meno lo stesso tempo che ci volle ad Alberto Gilardino per convincere i dirigenti del Milan a lasciarlo partire nel 2008: sembrava una trattativa impossibile ed invece il desiderio del Gila di ritrovare Prandelli e 15 milioni di euro contribuirono alla felice conclusione dell’affare. Poi ci sono stati i tira e molla su Jovetic e Ljajic.

Niente però in quanto a difficoltà batte l’approdo a Firenze di Mario Gomez, fresco vincitore nel 2013 del triplete col Bayern. Un sogno diventato realtà in neanche un mese, meno di un terzo di quanto ci vuole in questo lunghissimo 2014 per capire se Cuadrado va o rimane: un polpettone al cui confronto perfino «Beautiful» diventa un cortometraggio...

David Guetta - Corriere Fiorentino