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«Cotechinho» Sodinha e i suoi fratelli di taglia XL

Grasso è bullo. «I miei chili sono solo un problema vostro, io mi piaccio così, e piaccio anche alle ragazze». Così parlava questa primavera Felipe Monteiro Diogo meglio noto come …

Redazione VN

Grasso è bullo. «I miei chili sono solo un problema vostro, io mi piaccio così, e piaccio anche alle ragazze». Così parlava questa primavera Felipe Monteiro Diogo meglio noto come Sodinha, da Jundiaì, Brasile, seconda punta del Brescia di 26 anni: era il 26 aprile e aveva appena steso il Cesena con una formidabile serpentina fra tre difensori, una magia. Da quando è tornato dalle ferie in ritardo di 10 giorni («questioni familiari», ma il club è scettico) il ragazzo si è però fatto più taciturno: per lui parla la bilancia, che dice 98 (novantotto) chili. Per un metro e 75. «Si fa prima a passargli sopra che a girargli intorno» pare abbia commentato il suo (da qualche settimana ex) datore di lavoro Gino Corioni. Durante l’amichevole contro il Genoa i tifosi gli hanno dedicato un lenzuolone di 20 metri, «Cotechinho», come il famigerato centravanti di sfondamento interpretato da Alvaro Vitali in un trash-cult di Nando Cicero dell’83. Guarda caso, brasileiro pure lui.

O come Ailton Goncalves da Silva, 102 gol in 193 partite in Bundesliga fra Werder Brema e Schalke 04, 177 centimetri per 90 chili abbondanti, anche se sul dato è sempre stato mantenuto un certo riserbo. O come l’ex interista Adriano, il quale quando lasciò l’Inter sfiorava il quintale, ma per lo meno arrivava quasi al metro e 90. O come Ronaldinho, che nell’estate del 2010 fu pizzicato in spiaggia con una pancia da paura. O come Ronaldo che per via di una forma di ipertiroidismo arrivò a sfondare i 115 kg, ma a carriera chiusa.

Anche gli italiani però non mancano: Cassano, per dire, non ha mai avuto una silhouette da ballerina; memorabili gli sketch del comico spagnolo Carlos Latre, che lo imitava mentre si rimpinzava di porcherie. Sempre restando al Real, pure il grandissimo Puskas aveva le sue debolezze, passati i trenta: i tifosi madrileni, pur adorandolo, lo chiamavano El Canoncito Bum. Grassi e, talvolta, vincenti. Qualcuno poi si accontenta di fare bella figura per una sera, come Adebayo Akinfenwa, centravanti 32enne del Wimbledon di quarta serie inglese, 101 di peso forma per 180 cm: il 19 luglio scorso ha fatto vedere le streghe al Chelsea di Mourinho marcando due gol, anche se poi è finita 3-2 per il Blues. I suoi fan lo chiamano The Beast, la Bestia.

Sodinha ha un aspetto più mite, non è difficile scorgere una certa somiglianza con Renato Pozzetto, malgrado si vesta da rapper latino con tanto di catenone e berrettuccio di sghimbescio. Tipo spiazzante, in campo e fuori. Cresciuto sul cemento del futsal, arrivato a Udine nel 2008 per 3 milioni di euro (0 presenze in A, 0 gol), smarritosi fra Bari (4/0), Paganese (11/0), Portogruaro (3/0), Triestina (0/0), Cearà (0/0), rottosi tre volte il ginocchio, nel 2013 l’allora allenatore delle rondinelle, Calori, è andato a ripescarlo in Brasile. Lo presentò così: «Tipo originale, ma è fortissimo». Gira voce che in Friuli si fosse comprato un’auto. Ma non aveva la patente. Su Facebook ha documentato le ferie: il 15 ha giocato una partita di beneficenza per «sensibilizzare sul consumo idrico», il 21 è andato alla sagra della caipirinha de vodka, «8 horas de fiesta» con esibizioni di tali rapper Pele Rara e Kaso Kontario. Fatto sta che in un anno e mezzo di Brescia ha messo dentro 3 gol in 43 partite. Bilancio magro. Solo quello.

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