Furio Zara, sul Corriere dello Sport, ripercorre le principali tappe dell'avventura di Stefano Pioli sulla panchina del Bologna (avversario della Fiorentina sabato prossimo). Fu chiamato dall'allora presidente rossoblù Guaraldi il 4 ottobre 2011 come terza scelta - dopo Ballardini e Delio Rossi - in soccorso di una squadra in difficoltà che aveva raccolto un punto in cinque partite con Bisoli; tradito due anni e tre mesi dopo da un paio di suoi giocatori ed esonerato dallo stesso Guaraldi (il 7 gennaio 2014, per la precisione), nell'inverno dello scontento, che vide partire Diamanti in Cina dopo una zuffa col presidente, testimone un distributore di bibite. Arrivò il brasiliano Ibson, saltarono i tappi, Ballardini gestì quella che non poteva essere altro che una retrocessione.
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Così Pioli stregò Bologna
Tre anni intensi, dal 2011 al 2014, in rossoblù. Rapporti sinceri e un gioco piacevole: arrivò il 9° posto, poi i big si ribellarono
Nel mezzo la splendida prima stagione del tecnico di Parma sulla panchina dei felsinei, in cui riuscì ad issare la squadra fino a 51 punti, che valgono il 9° posto, a un soffio dall’Europa, ed è il miglior piazzamento degli ultimi anni. In poco tempo Pioli conquista il Dall'Ara, la squadra gioca che è un piacere. Di Vaio e Ramirez lì davanti fanno magie, Diamanti li assiste, la diga è quella formata da Mudingayi e Perez, lì dietro con Portanova e Raggi non si passa: tanti uomini di personalità. Guaraldi gli prolunga il contratto. L'anno dopo Di Vaio va al Montreal, arrivano Gila dal Genoa e Gabbiadini in prestito, ma pure Riverola e Guarente. Salvezza tranquilla, 13° posto, 44 punti. Poi il crollo dell'ultima stagione, agevolato dalle cessioni di Taider, Gilardino e Gabbiadini.
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