Corriere: Montella, Iako e il messaggio in codice

Compatta, concentrata, a tratti anche bella, solida. Ma di colpo incompleta, monca, come una pistola senza proiettili proprio quando sarebbe bastato premere il grilletto per mandare al tappeto l'avversario e conquistare il bottino pieno. Tre punti che avrebbero consentito alla Fiorentina di tenere il passo di Napoli e Roma, entrambe vincenti e ora tornate più lontane, troppo forse se si considera quanto di buono i viola hanno mostrato in questo girone d'andata (comunque concluso con due punti in più rispetto allo scorso campionato). (...)

Eppure in casa viola è impossibile non pensare che con Rossi o Gomez in campo le cose sarebbero andate diversamente e che l'ennesima superiorità nel possesso palla si sarebbe trasformata in gol senza neanche troppa fatica. Per provarci comunque Montella aveva mandato in campo una Fiorentina per la prima volta senza nessun italiano e sperimentale, sia in difesa (dove Roncaglia è stato spostato sulla sinistra per arginare Cerci) che in attacco con l'inedito trio Joaquin-Ilicic-Cuadrado.

Meccanismi nuovi, da registrare, ma forse troppo lontani dalle caratteristiche dei giocatori rimasti a disposizione per poter sperare di supplire solo con un po' di fantasia tattica all'assenza delle punte di ruolo. Eppure l'allenatore le ha provate davvero tutte, compreso l'ingresso del desaparecido Iakovenko talmente inconsistente da apparire quasi un messaggio in codice agli uomini di mercato viola. Un modo per ribadire come «le tante alternative presenti in rosa» non possono essere prese in considerazione. Perché l'ucraino ha solo confermato di non essere all'altezza della Fiorentina, squadra che a breve potrebbe abbandonare lasciando come unico ricordo, la temeraria frase «non ho difetti» con cui si presentò a Moena. (...)

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino