Quarto risultato utile consecutivo, il quinto se si considera anche l’Europa League. Sei punti, in pieno «gruppone» per una classifica che, ad eccezione di Roma e Juventus destinate a un campionato a parte, resta ancora indecifrabile, tra passi falsi (ieri quello clamoroso dell’Inter in casa contro il Cagliari) e pochi acuti. Ma soprattutto il primo gol di Babacar, il secondo in serie A della carriera (il primo risaliva ai tempi di Prandelli), arrivato a dodici minuti dalla fine su assist dell’altro gioiellino viola, quel Federico Bernardeschi buttato nella mischia e in 10 secondi subito decisivo, al primo pallone toccato. Roba da talento puro, per un’iniezione di freschezza che serviva come il pane a questa Fiorentina.
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Corriere Fiorentino: Segnali di ripresa per la Fiorentina
Quarto risultato utile consecutivo, il quinto se si considera anche l’Europa League. Sei punti, in pieno «gruppone» per una classifica che, ad eccezione di Roma e Juventus destinate a un …
Perché se tutte queste possono essere considerate buone notizie, la trasferta di Torino ha confermato ancora quella fatica a trovare la porta che ha caratterizzato questo avvio di stagione. Ancora troppo lenta nella costruzione del gioco («il campo molto secco ha rallentato il pallone» ha rivelato Montella a fine gara), la Fiorentina ha comunque trovato nell’Olimpico granata gli stessi problemi accusati anche in casa, con gli avversari attenti a non scoprirsi e schierati a protezione della propria porta per poi ripartire in contropiede. Un atteggiamento che la squadra di Ventura ha portato fino all’estremo, tanto da consegnare di fatto il possesso palla e il campo ai viola, con nove giocatori granata sulla linea della propria area di rigore. Imbottigliata, così si è trovata la Fiorentina fin dai primi minuti, incapace di trovare quel cambio di passo che, la scorsa stagione di questi tempi, regalavano le invenzioni di Pepito e gli scatti brucianti di Cuadrado. Ma loro, insieme a Mario Gomez, anche ieri sono rimasti a guardare alla televisione i propri compagni che hanno provato fino alla fine la via della vittoria rischiando però perfino di perdere.
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Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino
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