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Corriere Fiorentino: Lega Calcio e la battaglia Viola, più manager e meno folclore

"Il punto è che la Fiorentina non è considerato fra i club da proteggere perché non alza la voce, non protesta in modo scomposto come fan tutti"

Redazione VN

È tutta sbagliata, è tutta da rifare. Anzi, peggio. La Lega di Serie A non è tutta da rifare, è tutta da fare. Non è mai esistita. Dopo il divorzio dalla Serie B (2010), non si è pensato a ricostruirsi una famiglia, ma soltanto a come spartirsi gli alimenti, sempre meno per la verità.

Certo, nella storia del calcio italiano ci sono stati anche momenti più bui, nella storia della Lega calcio poi, non parliamone. Ma dal 2010, anzi dall’anno prima, da quando cioè le società si sono affidate, non riuscendo a scegliere, all’uomo che non c’era e che non c’è, Maurizio Beretta, il presidente con la sordina, la Lega calcio, l’organismo che dovrebbe controllare, sviluppare e accendere il motore della Serie A, è (poco) misteriosamente scomparsa, sostituita da una camera di compensazione delle liti, sempre le stesse, sui diritti tv, dalla quali si è usciti ogni volta pieni di lividi e senza vincitori né vinti.

Martedì scorso finalmente si è sentita la voce della Fiorentina. Il presidente Cognigni ha consegnato alla Gazzetta dello Sport lo sdegno, legittimo quanto tardivo, della società viola. (...) Il punto è che la Fiorentina non è considerato fra i club da proteggere perché non alza la voce, non protesta in modo scomposto come fan tutti. È fastidioso persino pensarlo, ma purtroppo c’è bisogno di indignarsi a comando.

Però non basta. Come non basterà introdurre le tecnologie. La Var sarà un grandissimo passo avanti, ma per ora le «regole di ingaggio» non appaiono convincenti: resta poco chiaro quando e chi deve intervenire per consultarla. Bisognerebbe dare la possibilità di richiederne l’utilizzazione non soltanto agli arbitri, ma anche ai protagonisti in campo, come avviene in tutti gli altri sport.

Le parole più importanti di Cognigni sono tuttavia quelle riferite alla Lega: «Siamo in prima linea fra le big a chiedere una nuova governance e un rinnovamento che rendano Lega e calcio italiano più moderni ed efficienti». Una strada che autonomamente l’attuale pseudo Lega di Serie A non intende percorrere. Giusto perciò schierarsi in questa fase con le altre grandi per uscire dalle sabbie mobili di una gestione assembleare che, richiedendo 14 voti per qualsiasi decisione importante, paralizza ogni attività.

Ci vuole un’autentica rivoluzione che, a questo punto, non può che passare attraverso un commissariamento. Ma vero, non di facciata. Affidato cioè a una personalità al di sopra delle parti, possibilmente quindi scelta fuori da Federcalcio, e coadiuvata da una squadra di esperti delle varie materie in discussione, in modo da facilitargli il compito.

Per questo si dovrebbe battere oggi la Fiorentina perché le cose cambino davvero. La Lega di Serie A deve trasformarsi da parlamentino folcloristico a struttura manageriale a tutti gli effetti, liberandosi da lacci, lacciuoli e consiglieri interessati (a partire da Infront) per farsi direttamente gli affari propri. (...) I club continuano ad accapigliarsi su come dividersi la torta dei diritti tv, ma nessuno si è accorto che in Europa non sono più la fonte principale di ricavo.

Gianfranco Teotino - Corriere Fiorentino

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