Sul Corriere Fiorentino Ernesto Poesio commenta Fiorentina-Verona:
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Corriere, che stecca: il Franchi fischia la Fiorentina
La squadra di Sousa farebbe meglio a guardarsi le spalle cercando di evitare i preliminari di Europa League. Tutto sbagliato, tutto da rifare: il motto di Bartali stavolta non è poi così eccessivo.
Tutto sbagliato, tutto da rifare. Magari si potesse. Macché, la realtà fa molto più male. Perché la Roma, vittoriosa anche a Udine, è ormai quasi oltre l’orizzonte (5 i punti di distacco, 6 con lo scontro diretto), e i viola della zona Champions rischiano di non sentire più nemmeno il profumo. Altro che scia, altro che corsa fino all’ultimo a braccetto con Spalletti, meglio farebbe la Fiorentina a guardarsi le spalle e cercare di evitare almeno i preliminari di Europa League visto che Borja Valero (capitano per l’assenza di Gonzalo) e compagni hanno pensato bene di incappare nella peggior prestazione della stagione, buttando alle ortiche gran parte del lavoro fatto fino a oggi.
Tutto sbagliato, tutto da rifare, sarà anche un po’ catastrofico e figlio della delusione, ma stavolta prendere in prestito il celebre, fiorentinissimo, motto di Bartali non è poi così eccessivo. Perché non c’è solo il risultato a lasciare di stucco (un pareggio in casa contro l’ultimo e demotivato Verona), ma il modo con cui è arrivato. Errori su errori, figli di un atteggiamento inspiegabilmente superficiale (tra Costa e Borja almeno quattro palloni persi davanti alla difesa al primo accenno di pressing), incomprensioni e una condizione fisica che dovrebbe preoccupare, il disastro del Franchi ha tanti perché.
Meglio allora sintetizzare, e puntare sul più evidente. Quello che racconta di una Fiorentina inutilmente presuntuosa, a partire dalle scelte di mercato dello scorso gennaio quando la dirigenza ha pensato che giocatori completamente fuori forma come Costa, Kone e Benalouane potessero trasformarsi in elementi buoni per l’alta classifica («ma noi siamo bravi a rimotivare e sappiamo come farli rendere al meglio», questo il refrain nei corridoi viola durante le ultime sessioni di mercato), per arrivare alle ultime formazioni titolari, tra turn over poco comprensibili e decisioni tattiche che hanno complicato talmente lo scacchiere viola da creare solo un grande caos. Tanto che indicare quale modulo sia scesa in campo contro il Verona la Fiorentina appare più complicato del previsto, quasi impossibile, con quel 4-4-2 già visto (male) a Roma riaffiorare ancora una volta, e con l’inedito attacco Babacar-Zarate talmente slegato da risultare di difficile lettura anche per i compagni di squadra.
E così ecco i primi fischi dell’era Sousa, ecco che la media punti da gennaio a oggi scende a 1,5 a partita (quando aveva toccato perfino i 2,2 a fine novembre), un dato che sembra condannare la Fiorentina alla normalità (verso il basso), altro che sogni di gloria. La spinta e il bottino dei primi tre mesi e mezzo, in cui i viola hanno conquistato 27 punti in 12 partite, gli stessi raccolti nelle successive 17 gare, sembrano dunque essersi esauriti con i viola che nelle ultime quattro partite di campionato hanno vinto solo una volta, mentre subiscono almeno una rete da sette gare. Anzi nove, perché nel mezzo bisogna ricordare anche l’eliminazione ai sedicesimi di Europa League (dopo quella agli ottavi con il Carpi in casa in coppa Italia) che rendono il momento della Fiorentina più delicato di quello che possa sembrare. Perfino il gol di Zarate non può far sorridere fino in fondo. Perché l’argentino ha sì segnato la sua seconda rete a Firenze (con la complicità decisiva della deviazione di Bianchetti), ma per il resto della partita è sembrato avulso dal gioco, quasi insostenibile per una squadra come la Fiorentina abituata a giocatori ben più diligenti. Lo sa bene Sousa che, aldilà delle dichiarazioni pre e dopo gara (quell’accenno al «caos» di cui Zarate sarebbe una specie di portatore sano gli si è rivoltato contro) si è sgolato nel tentativo di ottenere la giusta concentrazione dalla punta. Sforzo vano, però, come quello di ottenere una vittoria contro l’ultima in classifica. Non un’impresa, ma un obbligo anche per chi potrebbe essere da Champions. E invece non lo è.
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