La prima volta di Paulo Sousa al Franchi odora di sudore, dentro il campo e sugli spalti - scrive Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino. Ad abbassare la temperatura di una serata da incorniciare non sono certo bastati i nuovi idranti che prima della gara e durante l’intervallo hanno copiosamente bagnato un terreno perfetto, come da tanto non si vedeva a Firenze. Sudore, appunto. Perché nel catino di Campo di Marte fa caldo, con la temperatura che aumenta minuto dopo minuto, fra salti di gioia, applausi scroscianti e una grinta, quella degli undici del portoghese, che trascina fedele ai proclami di tutta un’estate.
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Ma il ritorno di Sousa nel campionato di serie A è quello di un allenatore che non si accontenta mai, che continua a spronare i suoi come un fantino sul rettilineo finale, che urla sbraita, gesticola e coinvolge. Il marchio di fabbrica insomma già si intravede e dove non arriva la tecnica, la Fiorentina mette comunque la gamba e poi si vedrà. Mentalità insomma, il cambio con il passato si vede soprattutto in questo. In un mulinare continuo alla ricerca di spazi sia con il pallone che senza, nelle verticalizzazioni che accelerano il gioco, seguite da pochi tocchi per arrivare in porta. Non più il possesso palla come valore aggiunto (58% a favore dei viola ma con un uomo in più dal 35’ del primo tempo per il rosso a Rodrigo Ely), ma sfuriate improvvise per sorprendere l’avversario.
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