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Contratti, dispetti, privilegi. Nervi tesi nello spogliatoio

I tanti malumori all’interno di un gruppo vincente. Certezze sparite, già a inizio stagione

Redazione VN

E alla fine le certezze non ci sono più. Capita quando le cose non vanno e il nervosismo schizza oltre. Lo spogliatoio della Fiorentina è un insieme di piccole insoddisfazioni, che messe tutte insieme però possono creare un bel po’ di problemi. Le parole di Pizarro contro la società danno il senso dell’aria che si respira nella Fiorentina. Ormai tra squadra e società c’è una specie di scollamento. Non c’è nessun dirigente che possa entrare nello spogliatoio ed alzare la voce. E non lo fa nemmeno Montella, che sembra incapace di scuotere i suoi giocatori quando le partite prendono strade sbagliate.

Già a inizio stagione c’era stato qualche scricchiolio. La decisione di lasciare Rossi a New York dopo l’operazione al ginocchio aveva infastidito più di un giocatore. Come i contrattoni fatti firmare a Borja Valero e Gonzalo Rodriguez, mentre ad altri giocatori in scadenza (Aquilani per esempio) la Fiorentina ha chiesto sacrifici e tagli all’ingaggio. Due valutazioni diverse, lecite da parte della società, ma che inevitabilmente hanno creato problemi di instabilità nel gruppo viola. E poi l’esclusione di Pasqual, da capitano a riserva dopo aver trovato un accordo per il rinnovo automatico se raggiunge un tot di presenze. Ma se non gioca mai (è giusto che l’allenatore faccia le sue scelte senza forzature), non rinnova. E lui si sta guardando intorno per trovare un’altra squadra.

Cose del calcio. Un po’ meno facile spiegare quel comunicato con cui la Fiorentina ha annunciato l’addio di Neto. Non per soldi, ma per scarsa fiducia nel progetto. Un autogol incredibile. Oltretutto Neto è uno dei leader di questo spogliatoio, ha un sacco di amici, e l’operazione della società non è piaciuta affatto. Le parole di Pizarro contro il club sono la dimostrazione del malumore che c’è. Forse anche la gomitata di Savic a Parma è frutto di questo nervosismo. E magari pure la scelta del rigorista numero uno (Montella non ha detto chi era, e comunque fare nomi non serve) di non andare sul dischetto a Parma è un segno delle difficoltà psicologiche del gruppo.

Per non parlare dell’assurda situazione di mercato. La Fiorentina ha bisogno di rinforzarsi, ma prima di comprare deve liberarsi di un bel po’ di zavorra e abbassare il monte ingaggi. In estate, evidentemente, sono state fatte delle scelte senza l’avallo dell’allenatore. Il suo commento sulla decisione di far entrare El Hamdaoui a Parma e non Marin è stato eloquente: «Io le partite le voglio vincere, mica perdere». Una frase che incornicia bene il momento della Fiorentina, in perenne equilibrio tra quello che è e quello che vorrebbe essere. Tra le ambizioni di Andrea Della Valle e gli ingranaggi arrugginiti del fair play finanziario. Solo i risultati possono tenere a galla la Fiorentina. Campionato, Coppa Italia, Europa League, in due mesi la squadra viola si gioca tutto. Poi ognuno farà le sue valutazioni. Ma ora serve compattezza, solo così la Fiorentina può tirarsi fuori dai guai.

la Repubblica