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Compper, il frangiflutti con la faccia da corsaro

Ha il carnato olivastro dei corsari caraibici e il fisico monumentale che sembra scolpito nel marmo. Un David di Michelangelo versione affumicata. Chi lo conosce lo dice persona buona e …

Redazione VN

Ha il carnato olivastro dei corsari caraibici e il fisico monumentale che sembra scolpito nel marmo. Un David di Michelangelo versione affumicata. Chi lo conosce lo dice persona buona e gentile ma a vederlo incute paura al primo sguardo. «Guarda che se non mangi la minestra chiamo Marvin Compper», potrebbero dire le mamme ai bimbi-calìa di oggi, venuti su a latte Humana e omogeneizzati bio. Invece a chiamarlo in causa non è stata una madre ma la sorte: con Tomovic fuori per un’espulsione più ingiusta di una telecronaca Rai, toccò a lui fare muro contro il Milan. Da allora è stato sempre in campo cavandosela con tutto rispetto. Non è poco.

Sì, Marvin Compper ha il fisique du role dello stopper tuttodunpezzo. Di quello che fa da frangiflutti alle mareggiate avversarie, col permesso di scavalcare il centrocampo solo in caso di calcio d’angolo o di invasione di campo. Un atleta-massicciata, dal destino segnato nel nome di ogni stopper: colui che ferma. Quanti ne ha conosciuti la Fiorentina di giocatori così. Ricordate? Chiappella, con quel cognome da ciclista, fu l’uomo che inventò la scivolata: lui piombava in volo e la palla spariva dei piedi avversari come l’avesse rapita il tramontano. Pin, invece, era Celeste di nome e di sembianze, ma quando sgomitava in area faceva nero chi gli capitava accanto. Repka aveva un fisico che ricordava Gigi Riva, ma i rombi di tuono li sentivano i centravanti quando lui franava sulle loro caviglie. 

Galdiolo era alto come un condominio di Novoli ma, nonostante il nome da fiore primaverile, faceva cadere in depressioni autunnali l’uomo che gli affidavano da marcare, quando la zona, come la rucola, Marco Mengoni e lo Gangnam stile, era ancora un incubo lontano. Lorenzo Amoruso, invece, arrivava da Bari ma sembrava il fratello della Fortezza da Basso. Uno di quelli a cui basta uno sguardo per far capire al centravanti che non si provasse con le prepotenze. Però non aveva piedi maleducati, segnando per questo gol importanti. Ma i piedi più gentili di tutti li aveva Pino Brizi, difensore-gentiluomo che alla roncolata preferiva l’anticipo e che, non a caso, finì la carriera da libero (che poi altro non è che il 10 della difesa). Chissa a chi assomiglierà di più Marvin Compper, stopper poliglotta che parla sei lingue (e che per questo nel calcio italiano alla vaccinara lo diresti un alieno). Se a uno dei citati o a qualcuno non citato, come gli erculei Della Martira e Guerrini, il signorile Pioli o l’immenso Vierchowod. Per adesso, Firenze chiede a lui di dare una mano a a fare muro perché il sogno Champion’s continui. Poi sarà il tempo a decidere se nell’Almanacco dei monumenti viola per lui ci sarà un posto. O se, per quanto monumentale, la sua sarà solo una parentesi suggestiva di stagione.

La Nazione