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Come corre Bernardeschi. Ora i gol, poi l’Europeo

Il numero 10 della Fiorentina mette sacrificio e talento in tutti i ruoli Gli manca solo il feeling con la rete, e intanto Conte lo tiene d’occhio

Redazione VN

Andando in rete oggi eguaglierebbe il bottino di gol messo a segno in campionato durante tutto il 2015. Ovvero uno. Detta così - scrive Giovanni Sardelli su La Gazzetta dello Sport - parrebbe una tragedia, e invece stiamo parlando della sorpresa più scintillante vista a Firenze nell’era Sousa. Bernardeschi si è preso la Fiorentina: e lo ha fatto sfoderando armi che pareva non possedere. Corsa, duttilità, enorme spirito di sacrificio. Sul talento non ci sono mai stati dubbi. Ma da solo, soprattutto con questo allenatore, il talento non basta. Lui lo ha capito subito. E il campo gli ha dato ragione.

Berna ha visto quadruplicare il proprio valore nel giro di quattro mesi e mezzo, arrivando alla soglia dei 30 milioni. Valutazione non certo data dalla Fiorentina che, forte del rinnovo contrattuale fino al 2019, non vuole nemmeno sentir parlare di possibili cessioni. Cifra certificata semmai dal mercato stesso. Del resto quando su un calciatore (classe 1994) si posano gli occhi delle super big, Bayern in testa, il prezzo del cartellino tende immediatamente verso il cielo. Il gol però resta abbastanza sconosciuto. Fermo a zero in questo campionato, il diez viola ne ha segnato appena uno fino a ora in Serie A, contro il Chievo nell’ultima partita della scorsa stagione. Lì, ovvio, si può progredire. Decisamente meglio in coppa. In questa Europa League per esempio ha esultato già tre volte. Il sacrificio enorme richiesto dal ruolo è indubbiamente l’alibi corretto per spiegarne la minor lucidità in zona gol.

Ma quando Bernardeschi è diventato Bernardeschi? Nel senso, cosa lo ha portato a passare da talento futuro e futuribile, a possibile crack in grado di entrare anche nelle scelte di Conte per i prossimi Europei? Sicuramente è stato un processo graduale e corretto, passato dalla Primavera e dalla B (Crotone) prima di far parte a tutti gli effetti di una squadra al momento in lotta per lo scudetto. Dentro questo percorso però, anche una partita che ha segnato la svolta nell’immaginario collettivo. Quella dello scorso 8 novembre a Genova contro la Sampdoria. Fino ad allora si alternava tra campo (comunque bene) e panchina, aveva giocato da trequartista, da esterno sinistro ed anche sulla fascia opposta. A Genova Sousa lo utilizzò da vero e proprio tornante a destra. Su e giù senza sosta, chilometri, giocate, tiri e chiusure. Una furia. Il ruolo è suo, non ci sono discussioni.