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Combine Genoa-Samp, colletta tra i doriani?

Se combine c’è stata, per il momento è una «combine surreale». Tanti sospetti, qualche indizio «e neppure uno straccio di prova», come si è lasciato sfuggire un investigatore. E l’interrogatorio …

Redazione VN

Se combine c'è stata, per il momento è una «combine surreale». Tanti sospetti, qualche indizio «e neppure uno straccio di prova», come si è lasciato sfuggire un investigatore. E l'interrogatorio di Massimo Leopizzi, l'ultrà del Genoa indagato per associazione per delinquere e frode sportiva, «non è servito a nulla». Il procuratore Roberto di Martino sperava di fare luce sul derby Genoa-Sampdoria dell'8 maggio 2011, in realtà Leopizzi ha lasciato il quadro così com'era fino a mercoledì. Anzi, senza volerlo ha persino alleggerito la posizione di Milanetto, odiato ex. E allora dove sono gli «effetti devastanti» di cui aveva parlato il pm, «la cosa peggiore di questa inchiesta»?

Telefoni roventi

Tutto nasce da intercettazioni fatte nelle ultime settimane, alla fine di maggio. Leopizzi parla al telefono con altri tifosi e nei discorsi spunta il nome di un misterioso calciatore, mai entrato nell'inchiesta, che avrebbe raccontato di una colletta tra i giocatori della Sampdoria per vincere o pareggiare ed evitare la retrocessione (ma finì 2-1 per il Genoa). Un po' quello che Gianni Carella, l'amico di Andrea Masiello, raccontò per Bari-Sampdoria («furono messi sul piatto 400 mila euro per ottenere i tre punti»). Ma la somma alla base dell'accordo per il derby è considerata dagli inquirenti «troppo alta per essere credibile»: 1 milione 750 mila euro da suddividere tra cinque genoani. Estranei alla vicenda i club, gli Zingari e Sculli, mentre per la Procura avrebbe avuto un ruolo Criscito («Sapeva? Qualcosa di più...»). «Se nessuno confermerà, non si andrà da nessuna parte — dice una fonte investigativa —. In caso contrario, di Genoa e Sampdoria non si parlerà più per un pezzo».

La difesa

La reazione del difensore, esasperato, non si è fatta attendere: «Voglio ribadire che sin da subito mi sono dichiarato a disposizione dell'autorità giudiziaria per chiarire eventuali dubbi degli investigatori. Io non ho mai partecipato ad alcuna combine né a riunioni per truccare partite e nulla ho mai saputo né di chiacchiere né di ipotesi di collette. Ho spiegato perché mi sono recato in un pomeriggio in un ristorante di Genova a incontrare alcuni tifosi proprio per ribadire che nel derby io avevo dato il massimo. Ho già pagato un prezzo altissimo e ingiusto per tutte queste voci essendo stato costretto a lasciare la Nazionale. Non so quale sia il modo giusto di reagire a questo continuo stillicidio di voci e mezze notizie, posso solo continuare a ribadire la mia innocenza». Leopizzi ha precisato che si trattava di «discorsi da bar», una spiegazione considerata «banale». Gli atti adesso saranno trasmessi a Genova e chissà che lì non riescano a diradare la nebbia. Intanto, Di Martino ha dato l'ok per i domiciliari a Bertani (deciderà il gip) mentre Confindustria Sistema Gioco Italia si è costituita parte lesa.

La Gazzetta dello Sport