«Ciao. sono Mario e faccio l’attaccante». E via. A correre assieme ai compagni. Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Un sorriso grande come una casa, e Montella che osserva felice. L’effetto Gomez si abbatte sulla Fiorentina e riporta il buon umore. E non solo perché tutti lo aspettavano ormai da quattro mesi e mezzo. Sta tutto in quelle parole. Il panzer è carico a mille. Bastava guardarlo ieri. E’ uscito dallo spogliatoio del centro sportivo correndo, e si è diretto verso l’aeroplanino che lo aspettava per dargli (finalmente) la casacca. «Ciao... sono Mario e faccio l’attaccante», ha detto appunto il tedesco al suo allenatore. Una battuta che nemmeno il più fiorentino dei fiorentini. Buon segno. Del resto si sa. Tutto, o quasi, nasce dalla testa. Soprattutto dopo un brutto infortunio. Super Mario ha attraversato mesi complicati. Parecchio complicati. Quel maledetto intervento di Agazzi, il ginocchio che cede, una diagnosi che faceva pensare positivo. Invece no. Era solo l’inizio di un calvario infinito. Poi, la settimana scorsa, la luce in fondo al tunnel. «Si allena a parte, ma vedo che guarda sempre i compagni. Vuol dire che ha voglia», raccontava l’aeroplanino qualche giorno fa. Detto fatto. Stavolta davvero.
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“Ciao sono Mario” e via ad allenarsi…
Scherzi e gol per risollevare il morale
Ora non resta che aspettare che sia pronto per giocare (difficile, ma non impossibile, una convocazione martedì prossimo per il ritorno con l’Udinese), ma il solo fatto che sia tornato in mezzo agli altri può dare una grande spinta. Questione di personalità e di consapevolezza. Gomez sa quanto sia importante per la Fiorentina, e sa quanto questa squadra abbia bisogno di lui. A maggior ragione in un momento delicato come questo. Due sconfitte consecutive e un umore che, dopo Udine, non era certo dei migliori. Poi, all’improvviso, Mario. La battuta a Montella e non solo. L’ex Bayern si è messo a correre con chi non aveva giocato al Friuli, e ha continuato a scherzare. Altro esempio: Ilicic gli è saltato addosso e lui ha finto di essersi rifatto male al ginocchio. La paura insomma, è solo un brutto ricordo, così come il timore di ricadute. Era (è) il passaggio fondamentale. Per se stesso e per gli altri. La sensazione è forte. Il tedesco ha capito di essere l’uomo che può ribaltare le sorti della stagione. Del resto, era stato preso per questo. Per fare la differenza. Che sia un campione, sotto tutti i punti di vista, lo ha già dimostrato. In carriera, certo, e ieri. Prima di tutto nei comportamenti. Uno che capisce il momento, e riporta il buon umore in gruppo ironizzando (anche) su stesso infatti, è uno che ha qualcosa in più. E poi il gesto più bello, quello che tutti sognano di vedere al Franchi. Un gol spettacolare, nella primissima partitella. Cross dalla sinistra e via, una rovesciata che ha fulminato Lupatelli. Come dire. Dove eravamo rimasti?
la Repubblica
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