Certe notti sembrano finali. L’emozione vibra, e quella vibrazione sembra quasi un canto. Anzi, un coro. E tutto è così diverso: perfino il vecchio Franchi sembra un altro. Eppure niente è cambiato rispetto a pochi giorni prima. Il campionato, il Torino, la notte, l’illusione e la felicità che si sfila di mano. Esci e torni a casa mogio. Poi pensi che poche ore dopo sarà di nuovo Europa e già il pensiero è altrove. Certo, il Franchi è lo stesso, ma i tuoi occhi no. L’Europa ha un odore diverso. E forse anche l’erba ti sembra più brillante. Quasi come la Champions, quella che ti aveva illuso fino a quel gol di Robben che ogni volta che ci ripensi ti viene fuori sempre lo stesso pensiero: ma uno stronchino fatto bene, no? Ma quanto tempo è passato da quella palla che girò all’incrocio e ti spinse fuori. Ma certe notti prima o poi ritornano. Era già successo un anno fa. Pure quella sembrava una finale. Una partita tostissima. A Torino Gomez ci aveva fatto saltare il cuore in gola. Qui Pirlo ci aveva fatto male a basta. Serata sbagliata. E una lezione: un 1-1 fuori casa è cosa buona ma niente di più. La partita resta aperta e tu non puoi permetterti errori o distrazioni. Gli ottavi girano nelle tue mani, sta a te non farteli portare via.
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Certe notti, quando il pallone ha un brivido: l’articolo di Ferrara
Il fascino della partita internazionale ha un sapore diverso rispetto al campionato. Certe notti sembrano finali
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