In casa Fiorentina sostengono di non aver ancora affrontato l’argomento. E che qualcosa di più se ne saprà solo tra una settimana circa quando Paulo Sousa parlerà anche di lui, il Pek. Per il momento, dunque, si sa solo che David Pizarro non è più una priorità e che, per questo, le possibilità di vederlo anche il prossimo anno in maglia viola sono ridotte a un lumicino. Lo sa bene il Pek che, impegnato in questi giorni nella Copa America, preferisce eludere domande sul suo futuro anche se manca di tenere aperta la porta del ritorno in patria: «Io al Santiago Wanderers? Finita la Copa America conoscerete il mio futuro. Ora non penso ad altro».
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C’era una volta l’insostituibile
Per tre stagioni Pizarro ha guidato il centrocampo con la sua classe e rappresentato lo spogliatoio.
Già, impossibile dargli torto. Sia perché si sta giocando la finalissima sia perché non deve essere facile passare da indispensabile a quasi dimenticato in attesa di sapere se la Fiorentina deciderà di prolungare di un altro anno il suo contratto (che scade il 30 giugno) oppure lasciare che le strade si dividano senza troppe cerimonie.
Destino strano quello del Pek a Firenze. Rincorso, quasi implorato lo scorso anno di restare ancora e adesso di colpo diventato uno di cui si può fare volentieri a meno. Eppure i numeri dicono altro e raccontano di un pilastro della Fiorentina Olé, con 111 presenze in tre stagioni, 8.359 minuti giocati in maglia viola, 4 gol e 11 assist. Ma soprattutto, e questo le statistiche non lo evidenziano, Pizarro è stato il re indiscusso del centrocampo viola, il giocatore che, per dirla con le parole di Montella, «ha un solo difetto, quando manca si sente » , il punto di riferimento sia per quanto riguarda il gioco che lo spogliatoio. Un leader, insomma, a cui aggrapparsi magari in un finale di partita da far tremare le gambe (come a Londra con il Tottenham) o una volta finita la partita. Come dopo la sconfitta con il Siviglia, dopo i fischi e gli olé ironici che avevano ferito la squadra, quando secondo un retroscena mai smentito dalla società il Pek affrontò Diego Della Valle in persona per chiedere che la società prendesse posizione a difesa del gruppo.
Pochi peli sulla lingua, Pizarro anche nella sua esperienza fiorentina non si è mai nascosto dietro un dito. Anzi. Come la prima stagione, dopo la sconfitta con il Napoli arrivata grazie a un più che discutibile arbitraggio di Calvarese, quando Pizarro e uscì dal campo mimando le manette. Oppure dopo la Champions sfumata all’ultimo secondo a favore del Milan quando il cileno non ci pensò due volte ad accusare il sistema: «Ci hanno scippato la Champions». Parole che gli valsero un deferimento. Ma non solo. Perché Pizarro non ha risparmiato critiche nemmeno ai compagni. È accaduto l’ultima stagione, nel momento più difficile, con la Fiorentina che stentava a ingranare e il campionato che sembrava finito prima di iniziare. «Dobbiamo toglierci lo smoking», arrivò così il richiamo a tutto l’ambiente da parte del Pek. E puntuali tornarono anche i risultati a dimostrazione di quanto, nel momento del bisogno, il carisma e l’esperienza di uno come lui possano fare la differenza.
Tutte le storie però, anche le più belle, sono destinate ad avere una fine. E quella di Pizarro con la Fiorentina è sembrata scritta nel momento in cui il club viola ha esonerato Vincenzo Montella. Perché ora in casa viola le parole d’ordine non sono più tiki taka e possesso palla, ma pragmatismo, muscoli e determinazione. Non è un caso allora che radiomercato nelle ultime ore abbia accostato a Firenze il ruvido mediano Behrami. Dal Pek allo svizzero, il passo non è certo breve. Per una Fiorentina sempre più intenzionata a cambiare strada.
ERNESTO POESIO - CORRIERE FIORENTINO
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