Era un po’ come quando sul ponte all'Indiano, col cinquantino, ti ritrovi in mezzo ad un paio di tir. Pogba, Pirlo e Vidal. Due colossi, e un inventore di pallone. Probabilmente, il miglior centrocampo d’Italia. Sicuramente tra i primi in Europa. Roba da far tremare le gambe a tutti. O quasi. Muscoli, corsa, quantità, qualità, eleganza e sostanza. Difficile trovare di meglio. Per questo, quello di ieri, era un esame tosto per il centrocampo della Fiorentina. Mati Fernandez, Pizarro e Borja Valero. Come mettere un peso piuma al cospetto di Tyson. A quel punto non ci sono molte alternative. O ti arrendi, e scappi, o te la giochi. Anche perché pensare di vincere a braccio di ferro con questa gente diventa dura. Sostanzialmente impossibile. I «tre piccoli» viola lo sapevano, e hanno agito di conseguenza. Senza tirarsi indietro, mai, e puntando soprattutto sull’organizzazione. Prendiamo la marcatura di Pirlo. Da sempre un rebus, per chi lo affronta. Sacrificare un attaccante o lasciarlo libero? Montella non ha scelto né l’una né l’altra strada. Era Pizarro, più di ogni altro, ad alzarsi sul «21» bianconero. Una specie di faccia a faccia tra simili. Soltanto quando il regista si abbassava moltissimo per iniziare l’azione, e solo in quel caso, era Cuadrado a pressarlo. E poi l’atteggiamento di Mati Fernandez. Dalle sue parti girava Pogba. Senza esagerazioni, ad oggi, uno dei primi tre centrocampisti al mondo. Struttura fisica, passo, tecnica. Pare costruito alla Playstation talmente è perfetto. Come limitarlo? Facendosi rincorrere, e quindi aggredendo gli spazi in avanti. Mati lo ha fatto e (tranne che nei primissimi minuti) è riuscito a far sembrare il francese uno (quasi) normale. Attenzione e applicazione in fase di non possesso, ma con tanto coraggio. Era questo il mantra. Prendete Borja. Non è certo un picchiatore, e nemmeno uno straordinario lottatore, ma al cospetto di Vidal non è arretrato di un centimetro. Ha preso e dato botte, senza rinunciare al suo calcio. Per questo si è vista una squadra attiva, e quasi mai passiva. Come accadeva nel primo anno di Mon- tella. Pressione alta, recupero del pallone, e poi via al possesso. Tocchi corti, scambi ravvicinati e rasoterra, per poi cercare il cambio di gioco o la verticalizzazione. A volte riusciva, altre no, ma i tre mostri juventini piano piano sono parsi più umani. Certo, a tratti c’è stato anche da soffrire. Come ad inizio ripresa, quando la Juve ha alzato ritmi e baricentro. Oppure quando, per foga o per eccessivo «entusiasmo», Mati si è fatto trovare troppo alto lasciando a disposizione di Pogba quaranta metri di campo. Il francese non s’è fatto pregare, si è mangiato l’erba, e soltanto Gonzalo (al limite dell’area) lo ha fermato. Capita, quando davanti hai dei fenomeni. L’importante è avere rispetto, non paura. E allora può anche capitare che Pizarro (il più piccolo di tutti) strappi il pallone dai piedi dell’ex United. Di lotta, soprattutto, e di governo. Non bellissimo ma efficace. Per una volta il centrocampo viola è stato così e, forse, era l’unico modo per non finire stritolati dai tre tir della Signora.
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Centrocampi contro, la sfida impossibile
Era un po’ come quando sul ponte all’Indiano, col cinquantino, ti ritrovi in mezzo ad un paio di tir. Pogba, Pirlo e Vidal. Due colossi, e un inventore di pallone. …
MATTEO MAGRINI
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