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Castello, ultimo atto: non fu corruzione

Otto anni dopo la Cassazione assolve Cioni, Biagi, Ligresti e Casamonti dall’accusa più infamante. Un nuovo ribaltone: il fatto non sussiste

Redazione VN

E' stata per anni una probabile destinazione per la famosa Cittadella viola, poi l'inchiesta giudiziaria chiuse tutte le porte alle aspirazioni di Della Valle. L’ultima parola sul caso Castello l’hanno scritta ieri sera alle 21 i giudici della Cassazione, a otto anni di distanza dall’inchiesta che ha scatenato un terremoto senza precedenti nella Firenze amministrata dall’allora sindaco Leonardo Domenici e che ha soprattutto cancellato un’intera classe politica: annullate le condanne per corruzione perché il fatto non sussiste per l’ex assessore alla sicurezza di Palazzo Vecchio, lo «sceriffo» Graziano Cioni, per l’ex assessore all’urbanistica Gianni Biagi, per l’architetto Marco Casamonti e per il patron di Fondiaria Salvatore Ligresti.  Una serie di condanne e ribaltamenti  e alla fine ieri sera, dopo quasi 8 anni, l’ultimo atto. Il fatto non sussiste. Ma neanche la Cittadella...