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Careggi e il Cto chiamano Bati: “Vieni, ti curiamo noi”

Galanti: “Gabriel giocava anche quando non avrebbe dovuto”

Redazione VN

«Bati vieni qui, ti curiamo noi». Careggi e il Cto aprono le porte al campione che ha scritto pagine tra le più belle della storia della Fiorentina. E’ il direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Valter Giovannini, il primo a rispondere all’amaro sfogo della ‘mitraglia’ viola, rimbalzato su tutti i giornali dopo l’intervista shock apparsa su France Football: «Non posso più giocare a pallone perché non posso più correre». L’invito al Re Leone, che da poco ha compiuto 43 anni, terrorizzato dall’incubo di non poter più camminare dopo un periodo difficile vissuto dall’ultimo infortunio, nel 2004, che lo ha costretto al ritiro dopo una stagione in Qatar, è di venire qui a Firenze a farsi visitare dagli ortopedici del Cto dopo un’attenta valutazione del caso al Centro di medicina sportiva di Careggi, diretto da Giorgio Galanti, professore ordinario di Medicina interna all’Università.

Lui Bati lo conosce bene, altroché: lo ha già curato. Galanti dal ’92 è stato il direttore dello staff medico della Fiorentina fino all’incarico attuale di coordinatore medico e responsabile scientifico della società viola. Per questo è in grado di raccontare la storia degli infortuni di Bati, delle iniezioni di cortisone, «di quella sua forza di soffrire in silenzio e di non voler mollare mai, lontana anni luce dalle primedonne che oggi scendono in campo».

Quello di Batistuta non è l’unico caso di calciatore professionista invalidato da infortuni, forse anche sottovalutati. Per questo, per aiutare gli sportivi a salvarsi la salute dopo lo stop dell’attività agonistica, l’Università di Firenze, insieme all’azienda Careggi, ha permesso a Galanti di realizzare il Centro, a Ponte Nuovo, che può contare su tutte le specialità e le eccellenze di Careggi e del Cto, oltre a sviluppare un progetto specifico per curare gli ex atleti.

«Non si è mai risparmiato — dice Galanti di Batistuta —. Questa è stata la sua grandezza ma anche una debolezza. Aveva una forza incredibile: le botte le dava e le prendeva, senza fare troppe storie. Forse, col senno di poi, si poteva risparmiare, ma era un combattente silenzioso, voleva esserci e dare l’esempio anziché fare tanti discorsi». Già, sempre in campo. Anche infortunato. Un’iniezione di cortisone e via. Ma è proprio l’ormone usato come antinfiammatorio e antidolorifico finito sotto accusa. Bati ne ha fatto un uso eccessivo? «No. E’ vero che anche il cortisone può dare effetti collaterali, ma lui non ne ha preso in quantità industriale. Il fatto è che ha giocato anche in condizioni in cui avrebbe dovuto riposare, così come Antognoni: hanno dato tutto alla Fiorentina ma hanno pagato pegno».

Pronti a curare le articolazioni del campione, anche gli ortopedici del Cto. «Esistono tecniche innovative per la ricostruzione o la stimolazione dei tessuti che vengono applicate al Cto specie negli sportivi — spiega Massimo Innocenti, direttore dell’Ortopedia generale 2 del Centro traumatologico —. Si tratta di tecniche che utilizzano fattori di crescita che si ottengono dalle piastrine prelevate dal sangue circolante del paziente e da cellule staminali adulte, anch’esse ottenute dal paziente attraverso un prelievo dalla cresta iliaca. Questi fattori sono utili per stimolare la riparazione dei tendini e della cartilagine». Non sempre possono bastare, però. «Infatti — aggiunge il professor Innocenti — in caso di lesioni cartilaginee più gravi, si possono eseguire in artroscopia, anche alla caviglia, interventi riparativi attraverso trapianti di cartilagine o mediante sostituti sintetici». (...)

Ilaria Ulivelli - La Nazione

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