Ghiacciati, spelacchiati, pieni di sabbia. Alcuni campi hanno contribuito in modo determinante a uno spettacolo avvilente. «A Bergamo, Genova e Torino non c'erano terreni all'altezza», è l'ammissione di Giovanni Castelli, agronomo della Lega Serie A. «Ho passato il pomeriggio al telefono con il d.g. della Lega, Marco Brunelli — ha spiegato Castelli — e abbiamo convenuto che nei prossimi giorni, oltre che visitare gli impianti, dovremo suggerire e concordare con le società con i maggiori problemi le possibili vie d'uscita, compatibilmente con la stagione non certo favorevole».
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Campi disastrosi: la Lega studia un piano d’intervento
Ghiacciati, spelacchiati, pieni di sabbia. Alcuni campi hanno contribuito in modo determinante a uno spettacolo avvilente. «A Bergamo, Genova e Torino non c’erano terreni all’altezza», è l’ammissione di Giovanni Castelli,...
Gelo
Già, febbraio è storicamente il mese più problematico, contro il freddo c'è poco da fare. E oggi dovrebbe arrivare pure la neve. «Parma e Udine li inserirei in una sorta di limbo stagionale, perché lì il grigio invernale è determinato dalla mancanza dell'impianto di riscaldamento, che sarà obbligatorio in A solo dall'anno prossimo. Chi non ce l'ha, soffre», ammonisce Castelli. Al freddo, però, in alcuni casi si aggiungono cause strutturali. Come al Meazza, che dall'estate scorsa ha infatti virato sull'erba rinforzata, e come allo Juventus Stadium: «È uno stadio gioiello — spiega Castelli — ma la parte sud soffre di un ombreggiamento strutturale. Alcune società sono consapevoli dei problemi, che però in altri casi non sono gestibili, come ad esempio nel caso del freddo». Che produce ghiaccio e spelacchiamento. C'è di buono che febbraio dura poco: in quasi tutti gli stadi si giocherà ancora soltanto una partita. «Un miglioramento, anche solo parziale, ci sarà presto», sostiene Castelli.
Soluzioni
Dalle cause alle possibili soluzioni, che in effetti esistono e che nel resto d'Europa, soprattutto in quella più fredda ma anche in Spagna, viene già ampiamente utilizzato: «Sono le lampade per la crescita dei tappeti erbosi. A Milano hanno contribuito a un netto miglioramento negli ultimi mesi», dice ancora l'agronomo della Lega. Ma qui sorge il problema «burocratico»: chi le paga, se lo stadio non è di proprietà dei club? La cura del terreno è manutenzione ordinaria, quindi a carico delle società, ma se si dimostra che il terreno è pessimo per colpa della struttura sarebbe da considerare straordinaria, quindi a pagare dovrebbero essere i comuni. E il pallone finirebbe di nuovo per rimbalzare — male — da una parte all'altra.
La Gazzetta dello Sport
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