PUOI aver vinto palio e vitella per una trentina di volte di fila, ma c’è sempre qualcosa dentro che ti spinge a continuare, a non mollare, a protrarre all’infinito il tuo dominio. Ma puoi anche aver perso per trent’anni, fino a mettere nella cornice d’argento la foto dell’ultimo trionfo (1981), e ti convinci che il buio delle sconfitte si sta per stemperare in una luce finalmente strepitosa e vincente. Ecco gli stati d’animo, fieramente opposti, di Azzurri e Bianchi prima di una finale, quella di oggi in Santa Croce, che non è soltanto la rivincita della splendida partita dell’anno scorso (vinta dagli Azzurri per due prodezze in extremis, una caccia e una parata, di Alessandro Bersani) ma può essere la rivincita delle rivincite.
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Calcio storico: Bianchi-Azzurri, sfida d’altri tempi
PUOI aver vinto palio e vitella per una trentina di volte di fila, ma c’è sempre qualcosa dentro che ti spinge a continuare, a non mollare, a protrarre all’infinito il …
FORSE la «mamma» di tutte le sfide fra Santa Croce e San Frediano, ossia fra i due quartieri popolari: di qua e di là d’Arno. Sarà una finale epica. Da brivido. O d’altri tempi. Che lascerà Firenze col fiato sospeso un attimo dopo la «grida» al magnifico messere, stavolta impersonato da uno sportivo immenso: Alfredo Martini, le cui gesta da corridore furono offuscate dalla grandezza di Bartali e Coppi, ma capace di raggiungere tante volte il podio più alto del mondo come ct della nazionale di ciclismo. Tutto succederà quando il maestro di campo avrà preso il «comando». Il rischio? Una rissa biblica. Che sarebbe il colpo di grazia al Calcio storico. Il sindaco, Matteo Renzi, il prefetto, Luigi Varratta, e il questore, Francesco Zonno potrebbero intervenire bloccando tutto. Ma è anche forte e ragionevole la speranza che il Calcio, davvero con la C maiuscola, abbia la meglio. E si giochi per Firenze: come fecero i calcianti che scero in piazza il 17 febbraio 1530 nella Firenze assediata. Come fece Dante Da Castiglione che, non riuscendo a strappare il pallone dalle mani del Morticino degli Antinori, lo sollevò di peso, buttandolo in rete: e vincendo la caccia. Ma nonostante fosse sanguinante e senza denti, andò a rialzare l’avversario per rimetterlo in piedi, incoraggiandolo a ricominciare a giocare. Del resto, nelle semifinali le due grandi squadre rivali hanno mostrato di avere non solo muscoli, ma anche schemi di gioco efficaci. Schemi capaci di far ottenere nove cacce ai Bianchi contro i Verdi e addirittura undici agli Azzurri con i Rossi. Il problema? Che affiorino i rancori, anche freschi. Gli Azzurri si sono sentiti colpiti dalle quattro espulsioni che li priveranno oggi di Gianni Carli, Emanuele Ceccherelli, Santi e Lunardi. Ma hanno comunque altri calcianti di livello. Così come il loro capo storico, Gabriele Ceccherelli, lo «Zena», babbo di Emanuele, ha saputo reagire da leader: convinto di vedere riammesso il suo ragazzo dopo la fine del torneo.
MA ANCHE i Bianchi hanno raggiunto la finale serenamente. Rinunceranno a un espulso, Massimo Salvatore. Ma non si sono lasciati impaniare nelle polemiche. Marino Vieri ha saggiamente evitato anche le scaramucce verbali. Così hanno pensato soprattutto alla finale i due presidenti: l’azzurro Alberto Tirelli e il bianco Massimo Nardi. Gli arbitri? Elogiati dopo le partite, sarebbero stati messi in discussioni dalle prove tv. Hanno minacciato di scioperare. Ma il presidente del Calcio, Michele Pierguidi, li ha rassicurati: nessuna deligittimazione. Così, puoi aver vinto o perso per trent’anni, ma alle sei di stasera pensieri e stati d’animo saranno frantumati dal colpo di colubrina. Il nostro rien ne va plus.
Sandro Bennucci - La Nazione
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