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Calcio e storia: etruschi, Vespucci, le rotaie. Cosa unisce (e divide) Firenze e Siviglia

Vi proponiamo l’interessante articolo di Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino che mette a confronto Firenze e Siviglia. Con punti di contatto e diversità, tra storia e cultura.   A guardare …

Redazione VN

Vi proponiamo l'interessante articolo di Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino che mette a confronto Firenze e Siviglia. Con punti di contatto e diversità, tra storia e cultura.

A guardare gli stemmi delle due città, si potrebbe perfino fare confusione. Perché il viola della Fiorentina campeggia all’interno dello scudo della città di Siviglia e il biancorosso, che caratterizza le maglie del club andaluso, è invece protagonista indiscusso del giglio guelfo che sventola su Palazzo Vecchio. Un vero e proprio corto circuito di colori che, siamo comunque certi, non confonderà gli uomini di Montella giovedì sera al Ramón Sánchez Pizjuán. Sia perché avranno altro a cui pensare (ad esempio a come fermare il colombiano Bacca), sia perché il parallelo tra le due città che aspettano con ansia questa seminale di Europa League appare decisamente casuale anche se folcloristico. Solo in questo caso però, ma non sul resto. Anzi, quando non si parla strettamente di calcio, gli incroci storici tra le due città fioccano un po’ ovunque nonostante i 2 mila chilometri di distanza.

Le origini - Se di storia bisogna parlare, buona regola impone di partire dall’inizio anche se il volo all’indietro nel tempo può apparire azzardato. Eppure nel mettere Siviglia e Firenze a confronto si finisce per scomodare nientepopodimeno che gli antenati fiorentini per eccellenza. Stiamo parlando degli Etruschi e del VII-VI secolo a.C. quando in Andalusia il popolo dei Tartessi metteva (neanche troppo figuratamente) le tende ponendo le basi per quella che sarebbe diventata, con i Cartaginesi prima e i romani poi, l’odierna Siviglia. Ebbene, Etruschi e Tartessi avrebbero secondo le ultime ricerche, avvalorate anche da reperti archeologici nella città di Huelva (praticamente il porto di Siviglia), origine comune.

Le tracce di Carlo V - Una faccia una razza dunque? Meglio non dirlo ai fiorentini che nel 1529-30 si ritrovarono sotto l’assedio delle truppe imperiali di Carlo V, il sovrano di quella Spagna in cui Siviglia rappresentava il massimo centro commerciale, vera e propria capitale economica. Tanto che lo stesso Carlo V aveva scelto il palazzo reale Alcazar come sua dimora e che il matrimonio con la consorte Isabella si tenne proprio nella città andalusa. L’imperatore e Siviglia, le tracce dunque non mancano. Eppure anche Firenze, a suo modo, gli ha riservato un posto d’onore. Perché fu proprio per mostrargli tutto l’orgoglio della Repubblica che fu giocata la celebre e irriverente partita di calcio storico con le truppe imperiali appena fuori dalle mura. «Voi ci assediate e noi giochiamo a calcio», insomma, che poi, mutuato ai tempi nostri, potrebbe pure ispirare Montella nella sfida contro i «velocisti» di Emery: «Voi tenete palla e noi segniamo». Chissà, a volte dalla storia si possono trarre preziosi insegnamenti.

Sulla rotta di Vespucci - Non solo battaglie e assedi però. Sulla strada comune Firenze-Siviglia è obbligatorio un passo indietro di qualche anno. Perché un posto d’onore spetta di diritto ad Amerigo Vespucci, nato in riva all’Arno e sepolto proprio nella città andalusa dove si era trasferito come agente commerciale nel 1491 e dove aveva conosciuto Cristoforo Colombo. E fu da Siviglia che il grande navigatore fiorentino partì per le sue scoperte tanto da divenire nel 1508 «piloto major» e primo direttore dell’Ufficio Idrografico e Scuola di Navigazione.

I nuovi «navigatori» - Firenze-Siviglia, la rotta resta calda anche oggi. Gli ultimi esempi riguardano proprio il calcio e la Fiorentina. Come Eduardo Macia che ha contribuito a costruire la squadra di Montella e da pochi giorni ha assunto la carica di direttore sportivo del Betis Siviglia, l’altro club della città andalusa acerrimo rivale dei biancorossi di Emery. Il dirigente ha promesso che sarà allo stadio giovedì e che naturalmente tiferà viola, magari accanto ad Andrea Della Valle sempre più convinto di seguire la squadra in Spagna. Anche in campo però non mancheranno gli incroci. Come quello di Joaquin, l’ala viola che a Siviglia è cresciuto fin da ragazzo e che con la maglia biancoverde del Betis vorrebbe chiudere un domani la carriera. Il Toreador (così lo chiamano in Spagna per il suo modo di esultare dopo il gol) tornerà dunque in una città che sente sua. A lui il compito di fare gli onori di casa.

Quelli delle rotaie - Peccato però che Montella e i suoi giocatori non avranno tempo per godersi le bellezze di Siviglia. Per farlo avrebbero potuto utilizzare la tramvia che in Andalusia hanno fatto passare anche a pochi metri dalla Cattedrale. Una scelta diversa rispetto a Firenze che invece ha preferito evitare l’attraversamento di piazza Duomo, previsto nel progetto originale. Su una cosa però i due centri storici si somigliano: entrambi sono praticamente del tutto pedonalizzati.

Passato e presente, Firenze e Siviglia, si guardano ammiccanti dopo essersi più volte trovate di fronte. Incroci che alla fine hanno arricchito entrambe e che hanno cambiato il corso delle rispettive storie. Un po’ come per le due squadre che giovedì, oltre alla finale, avranno in mano la penna per scrivere un’altra pagina di storia.