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Calcio e idee, i colpi di Pepito per ritrovare un po’ di fantasia

Aggrappati all’estro di Giuseppe Rossi. L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara su La Repubblica

Redazione VN

Aggrappati a Pepito. Alle sue smorfie, ai suoi sorrisi, ai suoi scatti. Tutti vogliono lui, tutti sperano in lui. I tifosi. Ma anche Borja Valero, che ieri, scherzando gli ha detto: «Hey, se torni in pista tu, come dite voi: siamo a cavallo». L’estro, la fantasia, il numero, il cambio di passo, il gol. Rossi è Rossi. La sua presenza può ribaltare molte cose: alzare l’entusiasmo e farti pensare che l’impossibile non esiste. E in un mondo che all’imprevedibilità ormai concede poco o nulla, trovare chi possiede la capacità di scardinare regole e paletti di un format senza vie d’uscita, significa regalare a te stesso e a chi ti ama un pezzetto di felicità.

E la felicità è fantasia e immaginazione, quella del bambino che sgrana gli occhi, quella di cui non puoi fare a meno. Ecco perché la Fiorentina si aggrappa a Pepito Rossi. Perché è l’idea più bella. E anche la più difficile. Lui rappresenta la magia, ma anche la lunga battaglia contro un destino ruvido. E poi: come fa una squadra come la Fiorentina (e una città come Firenze) a vivere senza un fenomeno che attira l’invidia altrui? Uno che sul campo ravviva giorni mediocri o esalta i momenti più belli? Non si può vivere senza il genio, senza l’estasi dell’arte.

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L'articolo completo di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica