stampa

Borja è umano e va in panchina, la strana storia di una crisi normale

L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara su Repubblica: il rendimento diverso dello spagnolo

Redazione VN

Ci sono notizie che sembrano impossibili: una bella canzone di Gigi D’Alessio, il traffico che scorre senza intoppi alla Fortezza, un passaggio sbagliato di Borja Valero. Ecco, diciamo che se per le prime due ci sarà da aspettare (invano) un bel po’, la terza, clamorosamente, pare sia realmente avvenuta. Tanto che tutti hanno sgranato gli occhi e magari pensato: ma è lui o non è lui? Che gli è successo? Oddio e adesso come facciamo? Sì, più o meno è andata così.

Borja che non sembra Borja è stata una notizia bomba, perché nessuno l’aveva messa in conto e quindi nessuno si era preparato all’evento. D’altra parte uno qualche certezza la deve pur avere. In questi anni il copione sembrava scritto: che la Fiorentina andasse benissimo, bene o benino (o anche maluccio) lo spagnolo era sempre lì, presente, con il solito spirito di sacrificio e la sua classe generosa e continua. Nel peggiore dei casi per lui c’era un 6 politico. E noi ad applaudirlo. No, di più: ad abbracciarlo idealmente come si abbraccia uno di famiglia. Perché Borja è un amico, quasi un parente, tanto ci ha fatto entrare nella sua intimità: dal piccolo Alvaro che canta l’inno della Fiorentina all’ecografia della pancia di Rocìo che aspetta Lucia.

L'articolo integrale di Benedetto Ferrara su Repubblica in edicola!