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Borgonovo, prosegue la missione

Sulle colonne del Corriere dello Sport troviamo un’interessante intervista a Alessandra Borgonovo, figlia dell’indimenticato Stefano, venuto a mancare il 27 giugno 2013 dopo una lunga battaglia contro la SLA (Sclerosi Laterale...

Redazione VN

Sulle colonne del Corriere dello Sport troviamo un'interessante intervista a Alessandra Borgonovo, figlia dell'indimenticato Stefano, venuto a mancare il 27 giugno 2013 dopo una lunga battaglia contro la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofrica).

Alessandra, qual è l'obiettivo della Fondazione Stefano Borgonovo e quali sono i principali passi avanti che ha contributo a far compiere alla ricerca negli ultimi anni?

La Fondazione Stefano Borgonovo ha principalmente lo scopo di raccogliere fondi da destinare a progetti di ricerca medico scientifica con l'auspicio che portino a un avanzamento nella conoscenza dei meccanismi della malattia. La ricerca sta facendo progressi, ma occorrono importanti risorse economiche per sostenerla nel tempo. E anche la Fondazione, nel suo piccolo, dà un contributo e continuerà a farlo per mantenere alta la speranza che si arrivi presto a trovare una cura per la SLA.

Stefano, insieme ad altri campioni, come Gianluca Signorini, è stato tra i primi ad accendere i riflettori su una malattia fino a qualche anno fa semisconosciuta in Italia. Che cosa ha pensato, l'estate scorsa, quando la campagna Ice Bucket Challenge ha dato visibilità mondiale alla SLA?

Pensiamo che ci siano state troppe critiche legate all'Ice Bucket Challenge della scorsa estate. Riteniamo, invece, che l'iniziativa che ci è letteralmente piovuta addosso da oltreoceano sarebbe potuta nascere anche da noi, nel senso che ha portato con sé un aspetto positivo, quello di far parlare della SLA a livello globale e di spingere alle donazioni, di qualsiasi entità. Non è la quantità della singola donazione che conta, ma la quantità delle persone che, anche con un piccolo gesto, possono generare grandi numeri.

Si parla spesso del legame tra il calcio -lo sport in generale- e la SLA. Ritiene che, al di là di personaggi in prima linea come Massimo Mauro e Gianluca Vialli, il mondo del calcio stia contribuendo a sufficienza alla ricerca scientifica?

Il mondo del calcio si è mobilitato in diverse occasioni per sostenere la nostra causa, che è la causa di tutti i malati di SLA, anche se il suo compito non è certamente esaurito. C'è ancora molto da fare, ma sono fiduciosa che all'occorrenza non si tirerà indietro.

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