L'ultimo pensiero che ci accarezza in una notte così è la sensazione di essere entrati a far parte di un futuro che ci sopravviverà. Possiamo dirlo: ora l'Italia di Prandelli è diventata pietra di paragone, materia per un'anedottica che lasceremo in eredità agli innamorati del calcio. Siamo convinti che ci saranno almeno tre generazioni che, ricordando questo Italia-Germania, si chiederanno l'un l'altro: «Ma tu dov'eri quando vincemmo a Varsavia con la doppietta di Balotelli?». Bellissimo. Dopo Messico 1970, Spagna 1982 e Germania 2006, ora cresceranno bambini che potranno dire «io c'ero», sia pure davanti a uno schermo tv. E avranno la fortuna di assaporare il ricordo di aver visto Mario segnare ed esultare come un ragazzo qualsiasi, segnare ancora e giocare a fare il supereroe, mostrando i muscoli in stile Hulk, come avevano fatto prima di lui Adriano e Ibrahimovic.
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Balotelli si scioglie: “Due gol per mia madre”
L’ultimo pensiero che ci accarezza in una notte così è la sensazione di essere entrati a far parte di un futuro che ci sopravviverà. Possiamo dirlo: ora l’Italia di Prandelli …
Il bacio alla mamma
Ecco, la chiave forse potrebbe essere in questo bivio che la memoria gli ha riproposto. La fenomenologia di Balotelli racconta come finora sia parso in bilico fra il rischio di dissipazione del talento (Adriano) e la certezza della presa d'atto (Ibra). A Varsavia, perciò, forse è nato il nuovo SuperMario, la garanzia. Un grazie, perciò, va d'ufficio a quella donna che in tribuna si sfarina per l'emozione. È Silvia Balotelli, la madre, la persona che più di ogni altro sa entrare in sintonia con le emozioni di quel figlio ruvido e fragile, a cui la vita ha lasciato addosso cicatrici che non riusciremo mai a contare, e che adesso — sia pure a pari merito — è persino capocannoniere dell'Europeo. E allora, a fine partita, c'è un universo di parole nel modo in cui il gigante nero abbraccia e bacia la mamma, che a occhi chiusi si sporge sul campo.
Attenta Spagna
«Questa è stata l'immagine più bella della mia serata, la più emozionante della mia vita — dice infatti Mario —. A mia madre ho detto: "Questi gol sono per te". Ha aspettato tanto. Alla sua età è venuta fino a qui per me insieme alla mia famiglia e io l'ho fatta contenta. In finale, poi, ci sarà anche mio padre Franco e così cercherò di farne 4 e non solo 2. Io capocannoniere? Conta prima divertirsi e poi segnare. I gol? Sul primo Cassano è stato fantastico: solo lui è capace di fare cose del genere. E ho anche esultato, lo avevo promesso ai miei compagni e l'ho fatto per loro. Qualcuno si è arrabbiato perché ho tolto la maglia? Forse perché ho mostrato il fisico e sono gelosi... Sul secondo, dopo l'assist di Montolivo, ho tirato forte, avevo tanta rabbia. Quando sono uscito avevo i crampi, ho detto a Prandelli che potevo fare altri 5', ma va bene così. Ora c'è la finale. Speriamo di vincere. Dopo il successo in Premier sarebbe un anno fantastico. Contro la Spagna dobbiamo solo stare tranquilli e giocare il nostro calcio. In fondo finora siamo stati gli unici a farle gol. Tornare in Italia? Spero di farlo domenica per festeggiare insieme a tutti gli italiani, ma per ora resto a giocare in Inghilterra». E allora continua a far gol in azzurro, Mario. Così proveremo a soffrire meno di nostalgia. Ma non siamo sicuri che basterà.
La Gazzetta dello Sport
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