Un lancio all’Olimpico, molto simile ad un tracciante luminoso, può cambiarti la vita, specialmente se è l’inizio della bellissima azione di un gol che definire storico non è affatto un’esagerazione. Inizia così l'articolo del Corriere Fiorentino che parla di Milan Badelj. Passato, con la prova di martedì, da vice Pizarro (che però fa quasi sempre rimpiangere Pizarro...) a centrocampista che può pure giocare insieme al cileno. L'ex Amburgo, con lunghe militanze nelle nazionali croate (61 presenze nelle varie squadre giovanili e undici gare con un gol in quella maggiore) aveva finora deluso, attirandosi molte critiche. «È lento», «perde troppi palloni», «ha problemi di tenuta fisica»: sono stati questi gli appunti più frequenti mossi nelle partite giocate fino ad oggi. Ma forse per le sue caratteristiche, Badelj si esprime meglio giocando accanto ad un regista come il Pek, piuttosto che prendendo in mano le redini del gioco. Fuori dal campo Milan è un tipo tranquillo, con un’ottima base culturale, con pochi grilli per la testa e, cosa ormai più unica che rara, senza alcuna passione per i social, nè facebook nè twitter. Uno che non si fa prendere dalla smania di apparire, che gira con la Mini pur potendosi permettere il Suv da 80.000 euro. Ha già imparato l’italiano e ha una fidanzata che frequenta l’università a Firenze e con cui parla tanto di tutto e poco di calcio. Badelj ha sofferto le critiche, in parte meritate fino a quel lancio all’Antognoni, come si è spinto a dire qualche tifoso dalle parti del Franchi.
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Badelj, il bravo ragazzo che ha acceso la luce
La prestazione di martedì e quel lancio “illuminante” possono aver cambiato la storia del croato in viola
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