Sembra che caracolli per il campo, dando l’impressione di vivere ai margini della partita. Sembra, appunto. Babacar, infatti, finisce spesso per lasciare il segno quando ha la palla buona. Anche in Portogallo è andata così, con un po’ di dose di fortuna, che non guasta mai. Alla fine – fortuna o no – sono tre le reti del centravanti viola che quando è stato chiamato in causa non ha tradito le attese. Poche le occasioni per entrare nel vivo della manovra viola, anche perché la Fiorentina ha cercato il possesso palla dopo aver messo in banca il punteggio. Anche in questa occasione, comunque, non sono mancate le sollecitazioni di Paulo Sousa, specialmente nella prima parte della partita, ma questo fa parte del copione. Baba ha sbuffato come una locomotiva, soprattutto nella ripresa, inseguendo i difensori del Belenenses con maggiore agonismo e questo alla fine ha contribuito ad allentare la ‘pressione’ che il tecnico portoghese aveva iniziato ad esercitare sull’attaccante fin dall’inizio della sfida.
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Babacar si scopre decisivo anche da bomber di…scorta
Sembra sempre ai margini della partita, ma appena arriva il pallone buono non ha pietà delle difese avversarie
Babacar non vive certo con la sindrome Kalinic – l’attaccante del momento, con la sua scintillante tripletta a San Siro –, non avrebbe senso. E infatti il numero 30 viola ha un grande pregio: non vive con ansia lo spettro della panchina e, al contrario, riesce sempre a farsi trovare pronto quando tocca a lui. Dote rara particolarmente apprezzata da tutti gli allenatori, di qualunque disciplina. Anche su questi aspetti non secondari si inizia a costruire una carriera ad alto livello. Babacar sta dimostrando di essere un giocatore sempre più importante (al pari del suo compagno di squadra e di infanzia Bernardeschi). Lo sa bene Sousa che non si accontenta di quando sta facendo il suo attaccante in campo. Ha capito che la sua crescita passa anche dalle continue sollecitazioni e Baba accetta senza battere ciglio. Un altro punto a favore del ragazzo del Senegal. Andate a spiegarlo a un altro giovane attaccante, tornato da poco in Italia, Balotelli.
La Nazione
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