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Babacar si racconta: “Sono un comico nato. Chiamerò Pieraccioni”

"Gioco sempre a basket in vacanza. Cattiva strada? Quando andò via Prandelli, poi..."

Redazione VN

Su La Gazzetta dello Sport troviamo un'intervista a Babacar, ecco i passi salienti della rubrica “A tu per tu”.

ALTRI SPORT - “Ero un buon playmaker: assist come se piovesse, forse per questo ancora oggi godo quasi più a far segnare un gol che a segnarlo io. Non mi sono pentito di aver scelto il calcio, ma continuo a pensare che in assoluto il basket sia più spettacolare, in vacanza gioco solo a basket – ancora play – e il mio unico idolo sportivo resta Michael Jordan, amavo soprattutto la sua forza di penetrazione: ecco perché a volte, se si potesse, vorrei sfondare la rete”.

ALTRI MESTIERI - “Sono abbastanza sicuro che non resisterò nel mondo del calcio e sicurissimo che non farò l'allenatore. In realtà quello che vorrei fare un giorno ce l'ho in testa da un sacco di tempo: recitare 'da scemo' mi è sempre riuscito bene, far ridere gli altri è il mio passatempo preferito. Per essere più preciso: attore comico. Se non mi chiamano Aldo, Giovanni e Giacomo magari mi faccio avanti io con Pieraccioni: cavolo, ha un appartamento nel mio stesso palazzo, anzi nello stesso pianerottolo, e non l'ho ancora mai incrociato. Altrimenti glielo avrei già chiesto, giuro”.

CATTIVA STRADA - “E' più facile prendere una cattiva strada se vivi in strada, per questo mi sono messo in testa di aprire una scuola calcio per i bambini in Senegal, e lo farò: ho già comprato un terreno vicino a Rufisque. Ma non ho mai rischiato di rovinarmi quando ero là: se avessi fatto scemenze i miei genitori mi avrebbero ammazzato. Ho rischiato quando ero in Italia e avevo già tutto, anzi: perché avevo già tutto. Non ho giocato con la salute – alcol e droga non sono mai state tentazioni con la mia carriera. Prendelli, che mi stava addosso come un padre, se n'era appena andato e io cominciai a frequentare quella gente che ti cerca perché sei un calciatore: parlavo solo di discoteche e macchine, capricci tipo una Camaro che comprai anche se non potevo guidarla. E poi avevo orari sballatissimi: dormivo poco, mangiavo schifezze, facevo tutto di fretta. In fretta partì anche mio padre dal Senegal: non mi rispose al telefono per giorni e poi lo vidi arrivare, così incazzato non era mai stato. L'aveva avvisato mio fratello, chiamato da Matar e Papis, i miei amici più cari. Lì per lì non li volevo più vedere, poi li rimproverai: dovevano fare la 'spia' molto prima”.

FAMIGLIA - “Provare a spiegare la mia famiglia e la nostra casa è come spiegare la mia idea di mondo ideale: se puoi aiuta tutti quelli che puoi e circondati di gente a cui voler bene, e che ti vuole bene. Non so chi sarà la madre dei miei figli: ancora non c'è. Però spero di non aspettare troppo, vorrei averne 3-4 e che fra me e loro non ci siano più di 25 anni: papa e mamma non li cambierei con nessuno, ma meno differenza di età c'è, e più diventa facile avere un buon dialogo”.