Babacar, ieri ospite della Gazzetta dello Sport ha raccontato la sua amicizia con Mario e tanto altro. Le sue origini, per esempio, quando la palla preferiva trattarla con le mani: «In Senegal giocavo più a basket che a calcio, a pallone mi divertivo con gli amici in un campetto vicino casa mia».
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Babacar: “Mi piacerebbe tornare a Firenze”
L’amicizia con Balotelli, il presente e le speranze per il futuro
Idoli?
«Michael Jordan, ovvio. Nel calcio invece non ne ho. Non ho mai voluto imitare nessuno, faccio le cose alla Babacar. Ma ci sono tanti campioni che mi piacciono, Ibra, Eto’o, Messi, Ronaldo. E Balotelli».
Come siete diventati amici lei e Mario?
«Ci incrociavamo spesso in Primavera. Un giorno vado a San Siro, lui mi vede in divisa e mi fa: “E tu che ci fai?”. Scoppiamo a ridere. Siamo rimasti in contatto e ogni tanto ci vediamo. Mario è un bravissimo ragazzo, buono, sempre sorridente, ama scherzare. Tante cose su di lui vengono ingigantite, e poi è normale che un ragazzo di 23 anni abbia voglia di divertirsi. Conoscerlo è davvero bello».
Però l’ha battuta a ping pong. E la rivincita?
«In campo, sulle punizioni. A fine campionato la facciamo. Io ho fatto gol nel derby e siamo 1-0, spero che domani faccia lo stesso anche lui con il Livorno, così si parte da 1-1».
Ha iniziato da poco a calciarle...
«Sì, merito di Novellino. Un giorno mi fa: “Il tiro ce l’hai, se ti ci metti diventi bravo anche lì”. E io mi sto allenando duro, la potenza in effetti c’è, ora sto imparando a far girare la palla. Mario di sicuro le tira da molto più di me...».
Cos’altro sta imparando da Novellino?
«È come Prandelli a Firenze, mi dà sempre i consigli giusti. “Sei veloce e tecnico, sfruttale queste doti”, mi dice. Mi fa giocare da attaccante esterno, parto da dietro e aggredisco la profondità come piace a me. E mi tiene tranquillo con la testa. Primo ero più nervoso, con la voglia di dover dimostrare subito qualcosa».
Dopo l’esordio a Firenze da giovanissimo e le esperienze di Santander e Padova, il vero Babacar lo stiamo vedendo ora, insomma...
«Sì, ma ho ancora tanto da imparare. E ogni giorno vado a dormire pensando a come devo migliorare quello dopo. Ora poi a Modena ci stiamo conoscendo bene e viene fuori l’anima di squadra, tutti attaccano e tutti difendono. Avrei potuto fare anche più gol di quelli che ho fatto (17, ndr), ma va bene così».
E l’anno prossimo? Il telefono del suo agente Bastianelli è già bello caldo...
«Mi piacerebbe tornare a Firenze. Hanno già un attacco fortissimo con Gomez e Rossi, fare tridente con loro non sarebbe male. Certo, in A devi correre di più ma puoi anche giocare di più. In B a volte non prendi nemmeno palla che ti giri e te ne trovi due che ti menano…».
Ma quel macchinone enorme che aveva? La Camaro bianca che a Firenze era leggenda?
«Non ce l’ho più. Ora giro solo in bicicletta, ci vado anche allo stadio».
LA GAZZETTA DELLO SPORT
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