Dopo la partenza con il botto (delle grandi) del campionato, sta per tornare anche la nazionale. E’ la stagione che porterà agli Europei in Francia della prossima estate, e si aprono mesi interessanti, in chiave azzurra. In mezzo a tanti stranieri, la domanda di fondo, ci sarà spazio per i giovani italiani, presente e futuro del nostro calcio? L’uomo giusto per parlarne è Giancarlo Antognoni, una grande storia azzurra cominciata con l’esordio a venti anni, quando nei giovani si credeva, contro l’Olanda di Cruyff, e nuovo capo delegazione dell’under 21. Un simbolo, un modello per i giovani, un ambasciatore del nostro calcio. Con un motivo in più per coinvolgerlo: l’Italia di Conte riparte il 3 settembre da Firenze, la sua città. Nello stadio dove Antognoni debuttò con la Fiorentina proprio il 27 agosto ’72, in Coppa Italia contro il Monza. All’incrocio fra il viola e l’azzurro c’è sempre lui. E’ la sua prima intervista da alto dirigente della Federazione.
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Antognoni: “Bernardeschi bravo, la Fiorentina…”
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Antognoni, cominciamo dall’Italia che torna a giocare a Firenze dopo quattro anni?
«E’ un bel ritorno, l’occasione è importante sia per Firenze che per la nazionale, c’è in ballo la qualificazione europea e Malta non va sottovalutata. La nazionale è lo specchio del nostro calcio, va sempre sostenuta».
Tavecchio ha chiesto “il calore di Firenze” ed è annunciata la presenza di Renzi allo stadio.
«Mi unisco alle parole del presidente federale, ho fiducia nella partecipazione della mia città, certe polemiche fra Firenze e la nazionale vengono dal passato«.
Come va, nel suo nuovo ruolo?
«Bene, ho più responsabilità, quello che dico ai giovani dell’under 21, che è la seconda nazionale del nostro calcio, è di mettere al primo posto il comportamento, la serietà, il rispetto per l’avversario».
Possiamo crederci, in un rilancio del nostro vivaio?
«Dico di sì, i ragazzi in gamba ci sono, e vorrei lanciare un messaggio a tutte le società e agli allenatori: fateli giocare, i giovani italiani, date loro lo spazio che si meritano. E’ questa l’unica strada da seguire, per il bene del nostro calcio, di stranieri ne vedo sempre troppi».
Cinque nomi che potrebbero entrare nella rosa di Conte per gli Europei: Rugani, Romagnoli, Berardi, Bernardeschi, Sturaro, oltre a Verratti.
«Sono nomi giusti, ma ripeto: i ventenni devono giocare, per maturare».
A proposito di Bernardeschi: c’è chi lo ha avvicinato, almeno per qualche caratteristica, a lei.
«E’ bravo, lasciamolo crescere. E’ un giocatore moderno, ha corsa, fisico, tecnica. Per quanto riguarda i paragoni, io ero più centrocampista, un 10 puro, lui un po’ più attaccante, diciamo un 10 e mezzo».
Fra i giovani italiani, è rientrato anche Balotelli. Impressioni?
«Lo considero un ritorno importante. Pensando anche alla nazionale e agli Europei. Fino a due anni fa era il simbolo della squadra azzurra. Ci credo, alla condizione scontata che nel Milan riesca a trovare un suo equilibrio. Alla fine, Balotelli è anche un bravo ragazzo, al centro di un vortice mediatico forse anche più grande di lui».
Uno sguardo al campionato?
«La Fiorentina è stata la squadra più brillante, nella prima giornata. La Juventus ha bisogno di più tempo rispetto al recente passato, ha cambiato molto, ma resta la favorita. Il Milan ha una buona rosa, ma l’anti-Juve resta la Roma, con l’Inter subito dopo. Mi è sembrata una buona partenza. Sarà un campionato combattuto. E con molti giovani italiani protagonisti».
La Nazione
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