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Ancora Matri: “Io, Federica e il mio futuro…”

Altri passaggi dell’intervista della Gazzetta dello Sport (LEGGI PRIMA PARTE):   Chi non dovrebbe desiderare di essere lei, Alessandro Matri? «Chiunque. Soffro anche io, ho sofferto a Milano, non c’è …

Redazione VN

Altri passaggi dell'intervista della Gazzetta dello Sport (LEGGI PRIMA PARTE):

Chi non dovrebbe desiderare di essere lei, Alessandro Matri?

«Chiunque. Soffro anche io, ho sofferto a Milano, non c’è un solo lato positivo nel mio breve ritorno in rossonero. Ci tenevo più del dovuto e facevo una gran fatica. Quando vuoi e non riesci resti male, io mi sono forse abbattuto troppo. Si erano create strane circostanze, facevo le mie analisi interne prendendomi tutta la responsabilità, ero come entrato in un tunnel».

Proseguiamo l’indagine interiore: lei e le donne, lei e Federica Nargi.

«Siamo due persone normali, io difficilmente vado sopra le righe. Ricco, povero, bello, brutto, l’importante è stare bene con se stessi. Io gioco a calcio e sono felice, mio fratello lavora in banca ed è felice lo stesso. Essere spesso considerati come coppia, Matri e la Nargi, non mi dà alcun fastidio. Federica è la mia donna da cinque anni e lo sarà ancora, è quella giusta per me. Abbiamo un progetto di vita insieme, che prima o poi comprenderà matrimonio e famiglia, ora siamo giovani. Ovvio che mi piaccia esteticamente, ma mi sono innamorato della sua semplicità, del suo approccio al mio mondo e alla mia famiglia, della sua non invadenza. Arriva da Roma e si diverte coi miei amici a Graffignana, duemilacinquecento anime. Poi facciamo anche bei viaggi, in posti non scontati, ok a parte Formentera: abbiamo visto L’Avana, la vera Cuba. E poi la Guadalupa. Battute ironiche dei fiorentini su Fede? Ancora no, è un buon segnale... Ora sta recitando con Gabriele Cirilli al Brancaccio di Roma e sono andato a vederla, domani sera sarà invece la sua prima al Franchi».

Nelle domande a se stesso, si chiede anche dove sarà tra vent’anni. O più semplicemente in quale squadra giocherà l’anno prossimo?

«Si ma non so darmi risposta. Per ora non mi vedo né allenatore né dirigente. Né, una volta smesso con il calcio, mi vedo triste o insoddisfatto. So di avere dei riferimenti stabili. Dai sei mesi al Milan ho poi imparato a costruirmi e mantenere un equilibrio, appoggiandomi ma senza comunque condizionare chi mi sta accanto. Più semplicemente, sono qui in prestito: a quello che succederà in estate si dedicheranno le società, io penserò solo al campo».