Tutto si aspettava Amauri, fuorché restare lontano dalla porta per così tanto tempo. E molto si aspettavano i tifosi viola fuorché assistere allo sfiorimento del bomber dopo l’esordio in campionato contro il Siena. Era il 29 gennaio. Amauri era fermo da nove mesi, ma entrò con l’adrenalina in overdose per voglia di giocare e — per quello che possono valere i voti sui giornali — il giorno dopo festeggiò il 6 e mezzo di media. Ma anche Rossi e i tifosi viola apprezzarono soddisfatti, e anche un po’ sollevati: finalmente — altra opinione condivisa — è arrivato un centravanti motivato e con i fari accesi. Riferimento diretto a Gilardino a cui, parole di Rossi nella conferenza stampa dopo la cessione di Alberto al Genoa, forse «si era spenta un po’ la luce per mancanza di motivazioni».
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Amauri-Gilardino, la battaglia dei bomber delusi
Oggi a “Marassi” il gol vale doppio: che sfida tra i due attaccanti
Sono passati due mesi e i due centravanti si ritrovano oggi pomeriggio a Genova senza aver entusiasmato gli altri e loro stessi, un modo elegante per dire che in parte hanno deluso; numeri modesti, anche se è andato meglio Gila, che ha segnato almeno un gol e ha offerto quattro assist ai compagni, bottino migliore rispetto ad Amauri che si è fermato all’uso insistito della generosità. In molti si sono chiesti cosa sia scattato nella testa di un giocatore così esperto e abituato alle tensioni, noi abbiamo invece il sospetto che non sia scattato qualcosa nelle gambe dopo il lungo periodo di inattività seguita all’infortunio; e dal modo in cui Amauri si muove in campo, con molta volontà ma senza esplosività nello stretto, capacità di superare il diretto avversario con la potenza di quando sembrava «cervo uscito di foresta», come Boskov diceva di Gullit, da questo modo di stare nella partita arrivano per ora segnali modesti di progresso.
Ma Amauri è il primo a sapere come funziona: un gol e tutto si risolverà. Solo che a dieci giornate dalla fine l’importanza di questo gol rischia di diventare un peso difficile da sostenere anche per lui, un po’ Tanque-Silvato nell’attesa infinita del primo squillo. Gli sfottò in rima dei tifosi della Juve nella serata del disastro viola («Siamo venuti fin qui /per vedere segnare Amauri») hanno probabilmente fatto salire ulteriormente il livello di rabbia del centravanti, uno dei più scossi dalla contestazione dei pochi tifosi alla partenza del pullman per il ritiro di Viareggio.
In un'intervista Amauri aveva promesso di «fare il giro del campo per festeggiare un gol contro la Juve», progetto finito nel peggiore dei modi per assenza di una squadra vera accanto e presenze di una squadra troppo forte contro. Oggi pomeriggio a Genova c’è un’altra occasione per rifarsi, perché il tempo non manca ma sarebbe il caso di affrettarsi. Anche Gila aspetta la partita di oggi con grandissima voglia di mettersi in mostra. Sa benissimo di aver reso meno del previsto («si è visto solo in parte il vero Gilardino, soprattutto per problemi fisici, spero di ricambiare l’affetto di tutti e spero in queste ultime partite di poter dimostrare il mio valore e di essere al cento per cento». Messaggio chiaro per i viola. Amauri invece non ha parlato, è davvero l’ora di farlo solo con una parola di tre lettere: gol.
Angelo Giorgetti - la Nazione
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