stampa

Amarcord: le imprese ammazzagrandi al Franchi

Certamente non si salverà la stagione, ma è davvero l’ultima occasione per dare un minimo di soddisfazione al depresso popolo viola. A forza di considerarla una partita come tutte le …

Redazione VN

Certamente non si salverà la stagione, ma è davvero l'ultima occasione per dare un minimo di soddisfazione al depresso popolo viola. A forza di considerarla una partita come tutte le altre, la Fiorentina non batte la Juventus al Franchi dal 1998. Un'eternità, calcisticamente parlando. Molto meglio quindi ritornare alla grinta di un tempo, definita qualche tempo fa — con un po' di spocchia — come qualcosa di provinciale. Vista anche l'attuale posizione di classifica, è preferibile tornare a indossare quei panni. Stavolta poi ci sarebbe un altro ottimo motivo per conquistare i tre punti: costringere i bianconeri a subire la prima sconfitta in campionato.

Esattamente come avvenne il 12 febbraio 1989, contro la lanciatissima Inter dei record di Trapattoni, arrivata a Firenze da solitaria capolista e per giunta imbattuta.

Certo, quella di Eriksson era davvero tutta un'altra squadra rispetto a questo strano e per certi versi incomprensibile assieme di giocatori e basterà fare due nomi per rendere tutto più chiaro: Baggio e Borgonovo, che non a caso firmarono tre dei quattro gol viola. La partita, sentitissima, venne preceduta da un poderoso passa-parola tra i tifosi. Furono infatti distribuiti i versi in rima di una canzone contro Nicola Berti, che per la prima volta tornava al Franchi da avversario. L'effetto fu grandioso: Berti, annichilito da tanto livore, venne sostituito dopo trenta minuti dal Trap, l'Inter si indebolì ed il pubblico diventò davvero il dodicesimo uomo. Stavolta si stanno preparando un po' di cose per Antonio Conte, che però non giocherà. La rete decisiva del 4 a 3 di allora se la ricordano tutti, soprattutto Bergomi, che passò il pallone a Zenga senza accorgersi che a due metri c'era Borgonovo, che segnò senza problemi. La partita finì curiosamente con lo stesso punteggio della gara di Coppa Italia di sei mesi prima giocata sul neutro di Piacenza. Una gara che qualificò la Fiorentina alla fase successiva e che per poco non costò la panchina a Trapattoni.

D'altra parte, ogni tanto, anche formazioni viola molto deboli e sofferenti in classifica hanno tirato fuori dal cilindro qualcosa di importante. Ci riuscì per esempio Bersellini, che con una squadra modesta strappò al Napoli di Maradona campione d'Italia ben tre punti su quattro nel campionato 86/97. Oppure la giovane Fiorentina del «vecchio» Rocco, che visse il suo unico pomeriggio di gloria proprio contro la Juventus nel maggio 1975. Alla squadra bianconera bastava un pareggio per vincere l'ennesimo scudetto e così arrivò al vecchio Comunale con una cassa di champagne «da mettere in frigo», come venne raccomandato alle maschere viola. Finì 4 a 1 per la Fiorentina, sotto il diluvio e con l'immensa soddisfazione di uno stadio che non credeva a quello che vedeva. Successe di tutto, perfino un autogol di Zoff, oltre alle perle di Casarsa su rigore, Antognoni e Caso. Visti i tempi per sabato sera ci si accontenterebbe di molto meno, anche dell'uno a zero di quattordici campionati fa.

David Guetta - Corriere Fiorentino