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All’inizio applausi a Rossi, alla fine alla squadra

Tifosi perfetti in una serata amara

Redazione VN

Quel destro di Pirlo è un pallone calciato nello stomaco di una città intera. Una pugnalata a un cuore che pulsava a cento all’ora. Ci credeva, Firenze. Eccome. Sognava ad occhi aperti. Per questo s’era fatta bella. Come nelle serate migliori. In Maratona, quando entrano in campo le squadre, giganteggia una scritta: Acf Fiorentina. Nient’altro. Come dire: basta questo. Orgoglio. E amore. Per una squadra. Per un colore. Il viola. In Fiesole, e in Ferrovia, in mare di bandierine. Sfondo bianco e giglio rosso stampato nel mezzo. Il senso è sempre lo stesso. Senso di appartenenza. Il simbolo di una città che ama alla follia un gruppo di ragazzi che rincorre una speranza. Invece no.

Sul campo, ha vinto la Juve. E’ lo sport. E’ il calcio. Eppure, al fischio finale, nessuno se ne va. Restano tutti lì. Si alzano, cantano forte, e sventolano al cielo le bandiere. Come solo un grande pubblico può fare. Perché si può perdere, vero, ma l’amore non svanirà mai. Prima della partita, nel frattempo, era filato tutto liscio come l’olio. Tensione (positiva), attesa, la voglia ingestibile di arrivare alle 19. E basta. Nessuno scontro, nessun incidente. Anche il pullman della Juventus è arrivato al Franchi senza problemi. Qualche (inevitabile) insulto entrando in viale Fanti. Stop. C’è voglia di provarci, soprattutto, e di godersi una serata comunque storico. E allora via con i cori di sempre. Fin da subito. «Chi non salta è bianconero », per esempio, ma più che altro incitamenti alla Fiorentina. Sono 32.633 gli spettatori presenti. Tanti, anche se il tutto esaurito è rimasto un miraggio. Colpa dei prezzi. E dell’orario. Poi, all’improvviso, lo speaker annuncia un nome che non si sentiva da tempo. «Con il numero 49... Giuseppeee Rossi!».

Pepito esce dal tunnel degli spogliatoio, cammina sul prato del Franchi, ed è un’esplosione. «Il fenomeno», urla la curva. Per ora, va bene così. Perché vederlo in piedi e sorridente (dopo quella maledetta serata di gennaio) è già bellissimo. Fischi per loro, applausi per i viola. Ovvio. Molto meno scontata l’ovazione per l’arbitro. Roba mai vista. Webb scende in campo per il suo riscaldamento e i tifosi della Fiorentina lo accolgono come fosse uno di loro. Incredibile. Ma vero. Niente da ridire nemmeno quando il fischietto inglese decide di cacciare Gonzalo Rodriguez per doppia ammonizione. Manco il tempo di rammaricarsi, tra l’altro, che Pirlo la infila all’incrocio. E sul Franchi cala il gelo. Freddo. Un silenzio assordante che dura poco, comunque. Poi riparte l’incitamento. Meno forte di prima. Meno convinto. Ma non potrebbe essere altrimenti. E per un attimo si sentono anche i tifosi della Juve. Ci pensa la Fiesole, allora, a richiamare gli altri, invitando tutto lo stadio a tirar fuori la voce. Nel finale Lichtsteiner fa il gesto dell’ombrello al parterre e parte un coro sull’Heysel. Unico neo in una giornata in cui i tifosi sono stati perfetti.

la Repubblica