Momenti esaltanti. Come quando arriva l’inevitabile marchettone politico turistico promozionale. Assessori, sindaci e portavoce. E Guerini Vincenzo, il tecnico (il migliore del dopo Prandelli) della salvezza presa a Lecce. Lui dice: «Moena ci ha stregati». Lo afferma con l’entusiasmo di chi ha appena scoperto che gli hanno tagliato la luce, il gas e magari pure la gomma davanti della vespa. Ma si, Moena è bellissima. È la Fiorentina che ancora non si sa cosa sia. «È finito il tempo delle mele» dice il dirigente abilitato ai rapporti politico istituzionali sopra i mille metri di altitudine. Il tempo delle mele? Ma come, proprio qui dove le mele sono buone e tante che te le tirano pure dietro? Vabbè, lui voleva dire una cosa del tipo che è finito il tempo delle vacche grasse per il calcio italiano. I prodotti tipici o i film francesi su amori adolescenziali ci incastrano poco. Insomma, il tutto per spiegare che «mica è colpa della Fiorentina se Viviano e Della Rocca sono sempre altrove ». E: «Non è mica colpa della Fiorentina se Cuadrado si è fatto l’appendicite». E: «Non è mica colpa della Fiorentina se Roncaglia (è arrivato ieri sera ndr) doveva fare le ferie e se Behrami ha avuto un’offerta allettante». La Fiorentina che ci poteva fare? Niente.
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Alla ricerca dell’entusiasmo perduto
L’articolo di Benedetto Ferrara
La festa nazionale delle frasi fatte potrebbe andare avanti a lungo ma poi finisce perché la squadra inizia a faticare sul campo. Montella ama il lavoro tattico. Lui è un rivoluzionario super aggiornato. Peccato che non gli abbiano aggiornato la squadra. Per cui le parole, i gesti, i consigli e gli ordini sono in gran parte virtuali o diretti a gente che finirà altrove o in tribuna. Guerini direbbe: non è mica colpa nostra. Sì, certo. E mentre Pradè si sbatte in cerca di prestiti e di occasioni a saldo, ci si rende conto di quanto la Fiorentina sia altrove. Compresi molti dirigenti, anche se, come spiega il tecnico della salvezza, «Andrea Della Valle ci è sempre vicino». E questo ci fa stare tutti più tranquilli. Beh, in fondo i ritiri sono anche questo. E mica da ora.
Certo, una volta magari si arrivava in montagna col mercato fatto o quasi fatto. C’erano i soliti riti. Tipo i nazionali che raggiungevano i compagni in ritardo causa ferie. O i padroni annunciati ogni giorno. Arriva Mario? E Vittorio? Hey, c’è Diego. Sì, Ddv col suo elicottero che faceva a pezzi il silenzio delle montagne. E tutti senza parole col naso all’insù come in un film di Vanzina. Bei tempi, ragazzi. Come quando Gabriel Omar che faceva il giro di campo ad Abbadia San Salvatore in mezzo a centinaia di tifosi felici e Vincenzo Macilletti spuntava come autista e guardia del corpo improvvisata. Qui invece la security è ve- ra e tosta. Almeno così sembra. Li vedi ovunque vestiti con cappellini, bermuda e anfibi stile guerra del golfo. La security protegge Romulo dalla stampa curiosa e Di Tacchio dall’assalto dei fans, controlla che Cerci abbia la passata messa per benino. Va detto che dopo il lusso di Cortina stavolta l’hotel che ospita la Fiorentina è un normale albergo sulla strada. Lo riconosci solo per le solite guardie del corpo che soffiano chissà cosa dentro i walkie talkie. I tifosi per ora sono pochi. E quei pochi si arrabbiano quando a fine allenamento, dopo una lunga attesa, a firmare gli autografi vengono sempre in pochissimi. Seferovic, Acosty, El Hamdaoui. C’è chi si innervosisce un po’. Ieri è apparso anche uno striscione polemico firmato dal Viola Club Feltre. “Società ridicola, progetto inesistente, adesso basta”. Guerini direbbe «Non è mica colpa nostra». Dettagli in un grande nulla dove un giovane allenatore cerca di dare entusiasmo a un ambiente che ne ha bisogno come il pane. Il motto della società resta lo stesso: stiamo lavorando per fare una squadra competitiva. Perché è anche bene non dimenticare che la prossima sarà una stagione non facile visto che Samp e Torino aumentano la concorrenza e impongono contromisure adeguate per evitare il ritorno di recenti paure. Altro che security da guerra del golfo. Servono giocatori veri. E Jovetic, anche questo è sempre bene ricordarlo.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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