Certe notti la strada non conta / e quello che conta è sentire che vai, avrebbe cantato Ligabue (che pure è interista). E in fondo, a vedere alla fine i duemila cuori viola fare festa in uno stadio epico come il White Hart Lane (che a noi sembra una navicella futurista e che a Londra invece voglion buttare giù per rifarne accanto uno nuovo), pensi davvero che la Fiorentina altro non sia che un lungo transfert emotivo dove l'inebriante è il viaggiare oltre che l'arrivare. Sì, Tottenham-Fiorentina è stata molto di più che una partita di calcio. E' stata l'idea viola del possibile assalto al cielo, del paradiso che può stare dietro angolo anche se di fronte hai una squadra di una categoria superiore. Roba che ti porta alla festa. Roba da brividi veri. E dunque: certe notti fai un po' di cagnara / che sentano che non cambierai più. E che cagnara hanno fatto i cuori viola dispersi a Londra. Quasi a esorcizzare la paura di quel centravanti che dicevano essere un uragano sportivo, Harry Kane, e che invece Pochettino ha regalato in panchina come un Nacho Castillo qualsiasi, salvo affidargli il compito di correggere il destino della partita quando era già troppo tardi.
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Alla fine a Londra l’uragano è solo viola
“Certe notti la strada non conta /e quello che conta è sentire che vai”. L’articolo di Cecchi
Che poi il suo sostituto Soldado alla prima palla l'abbia messa dentro con quella coltellata gelida da killer di professione, in fondo appartiene alla legge non scritta del calcio, che punisce ogni manifestazione di entusiamo prematura e fuori tempo. Roba da fare paura. Ma Montella non è tipo da spaventarsi per questo, come ha dimostrato alla meraviglia ieri sera. Non rinnegando mai l'aspirazione al gioco nemmeno dopo quell'inizio choc che ad altri avrebbe consigliato il ricorso alla pallonata salvifica. In fondo, certe notti ti senti padrone / di un posto che tanto di giorno non c'è, avrebbe annotato il solito Ligabue.
La Fiorentina ha barcollato, eccome se ha barcollato all'inizio. Walker, Townsend, Eriksen, e in generale tutti quelli del Tottenham, con quella maglia che sembrava sponsorizzata dall'Associazione Italiana Arbitri, arrivavano sempre primi sulla palla con un furore agonistico e una velocità che sgomentava. Tatarusanu l'ha salvata in un'occasione, poi è stata la Fiorentina a salvare se stessa ritrovandosi. Con Pizarro che ha ripreso a tracciare architetture a centrocampo, Mati a fare il tamburino sardo avanti e indré, Joaquin a toreare sull'out e Gomez a sportellare l'intera difesa inglese. Una macchina da calcio. Roba da grande squadra. E poco importa che il gol di Basanta sia stata una ruzzola di buona sorte: vale lo stesso per punire un Tottenham più presuntuoso che bello e mantenere così accesa la fiaccola del passaggio del turno nel ritorno al Franchi. Sì, certe notti forse sei solo più allegro / più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi nel dire che, alla fine, l'uragano visto in campo è stato solo quello viola. Ma son proprio notti come queste in cui hai la conferma che quel vizio di nome Fiorentina non lo vuoi smettere / smettere mai.
Stefano Cecchi - La Nazione
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