«Hanno ricordato il nostro babbo, lo hanno ricordato capisce?» Lunedì sera, terza edizione della Hall of Fame Viola, organizzata da Museo Fiorentina e Acf Fiorentina. Tra gli ospiti anche Alessandro Beatrice, 35 anni, figlio del mastino viola, centrocampista settepolmoni tra il 1973 e il 1976, morto di leucemia linfoblastica acuta il 16 dicembre 1987. «Sono venuto a Firenze, c'erano vicini a me l'allenatore Mario Mazzoni, Claudio, Giancarlo, Moreno (ovviamente non c'è bisogno di scrivere i tre cognomi, ndc) dell'associazione Glorie Viola': questa è la formazione che nel 1975 vinse la coppa Italia. Al nome di mio padre è partito un applauso bellissimo. Mi hanno invitato a salire sul palco, a parlare: un'emozione fortissima per me e la mia famiglia, ricordare il babbo...».
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Alessandro Beatrice: “Giustizia per noi e il babbo”
«Hanno ricordato il nostro babbo, lo hanno ricordato capisce?» Lunedì sera, terza edizione della Hall of Fame Viola, organizzata da Museo Fiorentina e Acf Fiorentina. Tra gli ospiti anche Alessandro …
Una vita da mediano, quella di Bruno Beatrice. Ma una vita breve. Con un'inchiesta penale avviata molto tardi, nel 2005 e archiviata 4 anni più tardi perché prescrizione e per la morte di alcuni possibili responsabili del bormbardamento di raggi X cui fu sottoposto Bruno nel 1975 per curare' la pubalgia. Resta la causa civile, di cui parliamo in un altro articolo. I Beatrice la battagliera e coraggiosa vedova Gabriella Bernardini, i figli Alessandro appunto e Claudia, 37 anni, residenti ad Arezzo hanno tenuto alto il cognome del marito, del babbo. Ne hanno onorata la memoria. Restando sempre legati a Firenze, alla Fiorentina. Alessandro, a conferma di questo legame indissolubile, ha chiamato Viola sua figlia. Claudia, invece, ha battezzato suo figlio Flavio Bruno... «Non sono stati anni facili. E meno male che l'attività commerciale di mia madre (un albergo di lusso in centro ad Arezzo, ndc) ci ha potuti sorreggere. Altre entrate? Guardi, io in data 4 settembre 2011 ho scritto all'allora presidente della Figc Abete, per ricordargli chi era il babbo. Chi sono i Beatrice. Gli ho poi detto che da anni mia madre riceve dall'Enpals (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo, ndc) per la morte di mio padre, un assegno della bellezza di 354 euro».
Claudia ha fondato un'associazione di vittime del doping, poi è stato ed è Alessandro ad occuparsene maggiormente: «Mia sorella si è attivata molto per dare sostegno alla causa. Ma si è imbattuta in una realtà chiusa, diciamo omertosa. Per questo ora meno ne occupo io. Ed è stata una grande emozione organizzare, nel 2013 e lo scorso giugno il Memorial Bruno Beatrice'. Con partite di vecchie glorie e incassi in beneficenza. Ma anche un convegno sul doping, per esempio, significativamente intitolato Plagiati dallo sport'. Alessandro lavora anche ad un'altra associazione, chiamata l'Indiano. Il nome ha un significato preciso: Indiano, insieme a mastino, era uno dei soprannomi di Bruno Beatrice. «Glielo aveva dato Gigi Radice» dice con composta fierezza Alessandro. Coraggio, saggezza, altruismo, spirito di sacrificio. Tipiche di un indiano. Tipiche di Bruno Beatrice. «E' un'associazione sportiva dilettantistica, nata per far ricordare e un po' come riportare in vita chi non merita di cadere nel buio della memoria, nel dimenticatoio. Penso a Saltutti, a Fortunato, a Minghelli». Altri calciatori sfortunati, altre morti precoci. «Eravamo piccoli anche noi quando papà è morto: Claudia aveva 10 anni e io 8. Per questo non smetteremo di ricordarlo ufficialmente. Per questo, e per dargli giustizia».
Giovanni Spano - La Nazione
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