Diventare una squadra di signorine proprio davanti a Madama, ecco cosa non va giù alla gente di Firenze. Sindaco in testa, che già aveva poca voglia di reggere la coda a Bersani e adesso gliela staccherebbe volentieri. Per non parlare della famiglia reggente, soprattutto Diego Della Valle che non usciva allo scoperto da più di un anno e lo ha fatto solo per ricordare che a quella partita teneva più del solito. Risultato? Mentre lui sfidava la famiglia reggente di Torino in altri campi, a viso aperto e senza esclusione di colpi, i suoi prodi eroi hanno affrontato la squadra di Agnelli col pannolone. Madama la superba, l’antipatica, la spocchiosa. Ma anche la più forte, gambe d’acciaio, spirito guerriero, concentrazione a tenuta stagna. E non si è mica scoperto sabato sera, tutta Italia lo sapeva da un pezzo. Meno che Montella e la Fiorentina. Oppure lo sapevano anche loro ma se lo sono dimenticati sul più bello. Oppure lo sapevano ma si sentivano più forti degli altri. Scegliete voi l’opzione, la sostanza non cambia: da Torino è tornata delusa e arrabbiata una città intera.
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ADV e la paura di tornare nell’anonimato
A Torino la squadra se l’è fatta sotto, deludendo tutta la città (COMMENTA)
Una città che avrà mille difetti, ma non quello di farsela sotto nelle difficoltà, la storia di mille battaglie parla da sola e più era acerrimo il nemico più Firenze diventava cattiva. Con la Juve si può perdere, certo, ma non esiste perdere così, senza cattiveria, senza orgoglio, senza nemmeno provare a reagire. Voltare pagina, stavolta, diventa più difficile. E nemmeno il pensiero di un’altra grande in arrivo, l’Inter, basta ad attutire il colpo. Ieri è stata una domenica pesante per tutti. Andrea Della Valle ha avuto un lungo colloquio telefonico con i suoi collaboratori, per capire cosa stia succedendo. La sconfitta di Torino è un brutto colpo anche sul piano dell’immagine per una società e una squadra che durante il girone di andata si erano guadagnte consensi in mezzo mondo e il timore dei dirigenti è quello di rimpiombare nell’anonimato. (...)
Laura Alari - La Nazione
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