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A sorpresa il calcio inglese apre alla moviola in campo

«Tra vent’anni ci guarderemo indietro e diremo: non è forse stato bizzarro non usare la tecnologia che avevamo per aiutare gli arbitri?». Con questa frase dal tono letterario, ma molto …

Redazione VN

«Tra vent’anni ci guarderemo indietro e diremo: non è forse stato bizzarro non usare la tecnologia che avevamo per aiutare gli arbitri?». Con questa frase dal tono letterario, ma molto concreta, il presidente federale inglese, Greg Dyke, rilancia a sorpresa i sogni di chi vuole la moviola in campo. E lo fa a poche ore dall’International Board 2015, sabato a Belfast, Nord Irlanda: un segnale importante da parte, oltretutto, di uno che vota.

PROGETTO OLANDESE

Sull’agenda del Board il tema moviola è stato derubricato a «discussione»: nelle riunioni preliminari erano emersi troppi dubbi sulla fattibilità e proprio le federazioni britanniche, che dispongono di 4 voti su 8, avevano raffreddato l’impeto di Blatter (suoi gli altri 4 voti, per decidere ne servono 6). Ma ecco la «variabile» Olanda. Qui, dalla stagione precedente, sono in corso test dal nome «arbitrage 2.0»: in pratica la federazione sceglie alcune partite e – in provetta naturalmente – applica il video replay. Con un arbitro supplementare seduto davanti ai monitor, in un furgoncino fuori dagli stadi.

«APERTI A TUTTO»

I dirigenti olandesi hanno presentato ai colleghi di Inghilterra e Scozia i risultati del loro progetto: chiederanno l’autorizzazione per usarlo in Coppa d’Olanda. Dyke li ha accolti favorevolmente («pare che possano risolvere il fuorigioco in tempo reale»), e anche il direttore della federcalcio scozzese, Stewart Regan, è stato colpito dal fatto che il sistema non richiederebbe interruzioni del gioco: «Siamo aperti a tutto, importante che l’arbitro non si rivolga al video in ogni situazione e che il gioco non rallenti, come succede nel rugby». La media di casi è 2/3 a partita, il sistema può essere applicato a ogni situazione di gioco, e le decisioni vengono prese tra 5 e 20 secondi.

Fabio Licari - La Gazzetta dello Sport