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Una Salah giochi chiamata Fiorentina

L’errore più grosso sarebbe indicarlo come un surrogato egiziano dei grandi del calcio mondiale, e dunque vade retro «Messi d’Egitto», «Julinho delle Piramidi» e pure «Garrincha di Hurgada». Però, quando …

Redazione VN

L'errore più grosso sarebbe indicarlo come un surrogato egiziano dei grandi del calcio mondiale, e dunque vade retro «Messi d'Egitto», «Julinho delle Piramidi» e pure «Garrincha di Hurgada». Però, quando la settimana scorsa ha sgommato lasciando sul posto i difensori del Sassuolo e gonfiando la rete col suo primo gol italiano; o quando, giovedì sera a Londra, con le sue accelerate da Beep Beep ha costretto quelli del Tottenham a rincorrerlo senza prenderlo quasi mai come un Wile E Coyote calcistico, l'emozione provata dai tifosi viola è stata quella delle grandi occasioni. Di chi, con stupore, scopre di trovarsi di fronte a un potenziale talento inespresso del calcio mondiale: Salah akbar. Che meraviglia! Sì: la storia del Calcio la fanno i sognatori, mica i palleggiatori della porta accanto alla Bolatti.

E Mohamed Salah, trequartista egiziano dai lineamenti levantini e dalla sveltezza di un fennec (sono le piccole volpi del deserto maghrebino), sembra portare con sé intatta e pura la freschezza devastante dei sognatori. Un fantasista capace di stupire durante la partita tirando fuori dal cilindro conigli di magia calcistica che annichiliscono l'avversario: «Sim Salah Bin» direbbe probabilmente nell'occasione un Silvan egiziano. Battutona. Anche la sua storia, in fondo, sembra avere i crismi della prestidigitazione. Arrivato dal Chelsea come resto nella cessione di Cuadrado, in pochi giorni ha saputo consolare le vedove del colombiano (una è chi scrive) con sprazzi di calcio-narghilé inebrianti e carichi di promesse come una sottoveste. Per questo, con il suo arrivo e con quello contemporaneo di Diamanti, la Fiorentina plasmata da Montella è sembrata davvero diventare una sorta di Salah-giochi (aridaje coi cambi di parola!) capace di divertire stupendo: Pizarro a fare il flipper, Babacar la slot machine, Joaquin a domare il toro meccanico e lui a riempire il cielo di coriandoli e fuochi d'artificio: puff! Salah, un fantasista a carica meccanica, una trottola calcistica nata per divertire.

Con quel nome fatto apposta per essere parafrasato come lo sono spesso i nomi dal suono arabo (come si chiama il più famoso barman del Cairo? Nabir Albar) In fondo quelli come lui sembrato mandati in campo apposta a ricordare che il Calcio prima di tutto è fantasia e non tattica. E' ardimento e non calcolo. E' polvere di stelle e non massicciata ferroviaria. E poco importa se al Chelsea Mohamed faceva panchina non vedendo quasi mai il campo. Perché il campionato di serie A alla fine è fatto di top player che altrove si chiamavano riserve (da Higuain a Tevez, da Callejon a Morata, da Menez a Shaqiri, da noi stelle scintillanti e invece panchinari nei campionati di provenienza) e anche Salah fra costoro per adesso certo non stona. Se poi tutto ciò sia solo l'illusione euforica di alcune notti di mezzo inverno o qualcosa di buono destinato a durare, sarà il tempo e il campo a deciderlo. Per adesso Firenze si gode applaudendo le giocate vincenti di questo ipotetico Edmundo levantino che, proprio come il brasiliano fenomenale e sciagurato, sembra portare insieme talento e irrazionalità, bellezza e temporale, magia e indisciplina. Uno squarcio di fantasia nel telone solitamente grigio del nostro calcio. Poi, ovviamente, salah quel che salah.

Stefano Cecchi - La Nazione