A Firenze le grandi storie d’amore durano al massimo dieci, dodici, quindici anni ma si portano dietro qualcosa d’irrisolto che resta per sempre. Se proprio non vogliamo tirare in ballo Dante e Beatrice e quel legame ideale che li ha uniti oltre la morte, parliamo di calcio: il rapporto tra la città e le famiglie proprietarie della Fiorentina - club che come pochi altri è fattore di identità - fa molta fatica a superare la soglia del 15esimo anno.
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Il Sole 24 Ore: Firenze, la Fiorentina e il limbo del nuovo stadio
Firenze, la Fiorentina e il progetto per il nuovo stadio che non decolla del tutto: l'analisi
Ci si innamora, arriva il momento delle promesse, il grande sogno sembra a un passo, quindi - scrive Il Sole 24 Ore - incombe inesorabile la crisi. Accadde con i conti Pontello, rimasti in sella per tutti gli anni Ottanta tra Antognoni e il giovane Roby Baggio, con Cecchi Gori, a un soffio dal sogno scudetto ai tempi delle mitragliate di Batistuta, oggi sembra accadere di nuovo con i Della Valle, protagonisti di una parabola per certi versi storica: partenza dalla C2 dopo il fallimento della vecchia Fiorentina datato 2001, rapida scalata in A, addirittura due partecipazioni in Champions League nel 2008-2009 e nel 2009-2010 con Prandelli in panchina e Mutu in campo, la vittoria del campionato che sembra di nuovo alla portata (...).
Il feeling tra gli imprenditori di Tod’s e Hogan e la piazza sembra ai minimi storici, come dimostra il fatto che prima di Natale, per la prima volta, abbiano disertato la tradizionale cena di fine anno. La partita con il comune di Firenze per il nuovo stadio va avanti all’insegna del fair play, ma sembra arrivata a una fase in cui i rimpalli prevalgono sul fraseggio. Il progetto, presentato a dicembre 2016, è molto ambizioso: investimento in project financing da 400 milioni per 4mila posti di lavoro che arriverebbero a 8mila con l’indotto. La procedura individuata per l’operazione è quella prevista dai commi 303 e 304 della Finanziaria del 2013, «qualcosa di non troppo diverso – sottolinea il sindaco di Firenze Dario Nardella – dal modello che ha portato alla costruzione dello Juventus Stadium a Torino». Seguendola si dovrebbe arrivare a una struttura per 40mila spettatori, con spazi commerciali da 50mila metri quadri e 10mila metri quadri da destinare a servizi turistico-ricettivi. L’operazione, però, prevede incastri tutt’altro che semplici a nordovest della città: il nuovo aeroporto che ha già incassato la Verifica di impatto ambientale condivisa dai ministeri di Ambiente e Beni culturali porterebbe allo spostamento dei mercati ortofrutticoli Mercafir nell’area di Castello, oggi di proprietà di Unipol, con la conseguente liberazione degli spazi su cui dovrebbe sorgere la cittadella viola.
La cosa chiara più o meno a tutti è che con l’impianto direttamente gestito dalla Viola ci sarebbero i presupposti per far crescere un fatturato nel 2016 a quota 135,4 milioni, in virtù di un territorio di riferimento che, mettendo insieme tutta la provincia, supera di poco il milione di abitanti. «Fare calcio oggi», secondo Luigi Salvadori, presidente di Confindustria Firenze e grande tifoso gigliato, «è molto complicato, tanto più se non puoi contare su un grande bacino d’utenza. Ti scontri con multinazionali e gruppi finanziari parecchio strutturati. Il progetto di stadio, comunque la si metta, renderebbe più sostanziosi i ricavi». Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di commercio fiorentina, «da imprenditore» elogia la gestione Della Valle, per quanto «da tifoso» si augurerebbe «un progetto ben definito. Lo stadio può essere la chiave di volta: sia in un’ipotesi di rilancio da parte dei Della Valle che per una exit strategy», contando sul fatto che «il brand Firenze è potentissimo sui mercati internazionali» e qualche investitore pronto a scommettere sulla Fiorentina potrebbe pure spuntare.
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